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«Gli chiesi Maradona, per portarlo al Barça: il presidente dell’Argentinos Juniors mise la pistola sul tavolo»

Minguella, l’uomo che portò Diego in Europa, racconta a El Mundo l’incredibile trattativa: “Il regime militare non voleva, gli serviva per coprire le barbarie”

«Gli chiesi Maradona, per portarlo al Barça: il presidente dell’Argentinos Juniors mise la pistola sul tavolo»
1990 archivio Storico Image Sport / Argentina / Diego Armando Maradona / foto Imago/Image Sport

“Nel 1977 andai a vedere un giocatore del Burgos, Jorge López dell’Argentinos Juniors, e quel giorno vidi Maradona per la prima volta e me ne innamorai. Fu una rivelazione, come Saulo a cavallo: quei capelli lunghi, i pantaloncini molto attillati e le cose che faceva… Aveva 16 anni e già li stava facendo impazzire. Quello è stato il grande successo della mia vita”.

El Mundo ha intervistato Josep Maria Minguella, l’uomo che ha portato Maradona in Europa. L’uomo che al Barcellona ha portato il Pibe ma anche Stoichkov, Ronaldo il Fenomeno, Rivaldo e Romario. Una specie di mito blaugrana. Allenatore, scout, agente… tutto.

Maradona, dunque.

“Ci ho messo anni a prenderlo. In Argentina c’era il governo militare di Videla e non erano politicamente interessati che una figura emergente come Maradona lasciasse il Paese, perché gli serviva per coprire le barbarie che stavano facendo. Non l’ho portato via fino al 1982. Ho viaggiato tra Argentina, Uruguay e Paraguay, ho vissuto con la gente del calcio locale: allenatori, dirigenti, Grondona (presidente della Federcalcio argentina)… E mi hanno dato accesso a Diego. Sono andato a casa sua alla periferia di Buenos Aires, a La Paternal, e guardavo la tv con sua madre. In quegli anni andavo molto a trovarli perché ero determinato a portarlo al Barça e, in un certo senso, sono finito per entrare a far parte della famiglia”.

“Diego era convinto di venire. Núñez è stato più difficile da convincere perché era un presidente molto duro con i soldi, un grande negoziatore, ma era arrivato nel 1978 e capì che poteva essere il suo primo grande acquisto, dato che Krankl era  andata storta rapidamente. Gli piaceva giocare d’azzardo, ma era sempre un commerciante e guardava molto agli investimenti. Infatti, durante il suo mandato, tutti i grandi che ha preso poi li ha rivenduti realizzando un profitto. Ma Maradona, quando l’ha visto, lo ha conquistato, è finito per entrargli negli occhi come a tutti. Nel 1980 siamo riusciti a chiudere definitivamente le trattative con l’Argentinos Juniors. Núñez era lì, abbiamo firmato”.

“Al ritorno al Barcellona, ​​Grondona mi ha chiamato e mi ha detto che c’era un problema e dovevo tornare in Argentina. Era successo che il governo militare aveva deciso che non era possibile lasciarlo andare, almeno fino ai Mondiali dell’82. Non lo annunciarono ufficialmente, ma l’ammiraglio Lacoste me lo disse nel suo ufficio quando tornai a Buenos Aires. Abbiamo dovuto trovare un’altra soluzione. Abbiamo deciso che l’Argentinos avrebbe ceduto Maradona al Boca per due anni e, poco prima del Mondiale, abbiamo dovuto negoziare di nuovo, ma avevano cambiato presidente e le cose si sono incasinate”.

“Il nuovo presidente dell’Argentinos Juniors, Domingo Tesone, era un ex poliziotto e mi ha invitato a cena. Al ristorante tirò fuori una pistola e la mise sul tavolo. “Ti dispiace? È solo che è pesante e mi dà fastidio.” E io: “Beh, purché non si spari”. “No, non ti preoccupare”. Sì, certo, non preoccuparti, ma eccolo qui che ride. Lì abbiamo continuato a negoziare come se nulla stesse accadendo, ma ho guardato con la coda dell’occhio e ho visto quella pistola. Beh, abbiamo raggiunto un accordo e finalmente ho realizzato il sogno di portare Maradona al Barcellona”.

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