Sarri: «Appena sono tornato a Formello ho pensato: Lotito mi ha fregato»
In conferenza: «Sono stato arrabbiato per un'ora, poi mi è passata. Ho scelto di restare per la lazialità, avevo trattato con 4 club italiani. Insigne? Ho cancellato la lista dei desideri»

Mg Torino 02/02/2023 - Coppa Italia / Juventus-Lazio / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Maurizio Sarri
Maurizio Sarri, tecnico della Lazio, è intervenuto in conferenza stampa per presentare la stagione, accompagnato dal presidente Lotito. Di seguito un estratto significativo dell’intervento.
Sarri: «Ho pensato: ecco, Lotito mi ha fregato»
«Il percorso lo ha descritto perfettamente il presidente, le problematiche esterne sono state superiori a quelle lavorative e quindi era giusto fermarsi. Ora siamo pronti a ripartire e lo dobbiamo fare come ho detto dal primo giorno ai ragazzi, o si usano degli alibi o si usano queste problematiche come motivazioni. Dobbiamo fare dei miglioramenti, siamo reduci da due settimi posti e non possiamo migliorare tramite il mercato, dobbiamo lottare tutti i giorni per gli altri miglioramenti, ovvero quelli relativi alla crescita dei singoli. Ho detto che la Lazialità ti invade e lo dimostrano ancora una volta, i tifosi si incazzano ma poi ancora una volta sono lì. Questo significa essere laziali e questo è uno dei motivi per cui sono tornato qui.»
«Ho pensato che il presidente mi avesse fregato (ride, ndr). Avevo già preso la decisione di tornare, lasciare per le difficoltà mi sembrava brutto nei confronti della società e dei tifosi. C’è stata un’arrabbiatura di un’ora, poi ho messo da parte. Ho fatto una scelta, ho letto che sono tornato perché non avevo alternative ma ho trattato con quattro società italiane, club arabi e sudamericani. È stata un’estate prolifica, ma ho scelto la Lazio per il rapporto con l’ambiente compresi anche i magazzinieri. Tornare è una soddisfazione.»
C’è preoccupazione dopo due settimi posti consecutivi e l’impossibilità di fare mercato?
«L’obiettivo deve essere costruire una buona base per poi intervenire in futuro sulle 2-3 cose di cui avremo bisogno, non c’è preoccupazione. Questa squadra avrebbe bisogno di qualcosa per fare il salto di qualità necessario, in questo momento però non lo possiamo fare e l’obiettivo primario è migliorare. Serve umiltà perché siamo reduci da due settimi posti, ma serve anche convinzione perché c’è margine per crescere. Pensare ad altro ci toglie solo energie, se questo miglioramento ci porterà qualcosa di concreto non lo so.»
Quest’anno centrare l’Europa sarebbe un miracolo?
«Vediamo, tutte le considerazioni del momento sono teoriche. Il rischio che squadre ti sono arrivate subito dietro e possano superarti è evidente. Il Como è la squadra più attiva sul mercato, ma questo ci deve interessare fino a un certo punto, l’obiettivo deve essere costruire una bella base per poi diventare competitivi aggiungendo 2-3 innesti. Più faremo crescere questi ragazzi più saremo solidi, in questo momento se ragioniamo sulle altre squadre ci facciamo del male da soli. Dobbiamo pensare a lavorare e andare in un’unica direzione, serve determinazione feroce.»
Dopo 10 giorni di allenamento cosa può dirci su Tavares e Dele-Bashiru?
«Prima di tutto mi lego a ciò che diceva il presidente, ovvero che si può provare a portare a un limite la squadra ma questo limite magari non è sufficiente. Il fattore economico è fondamentale e lo dimostra il fatto che vincono sempre le società che hanno un fatturato mostruoso. Tavares e Dele-Bashiru sono due libri da scrivere, l’approccio è buono. Nuno non è tatticamente come pensavo, l’esperienza da giovane al Benfica gli ha lasciato qualcosa di importante. Dele è un ragazzo di grande forza, se impara qualche movimento ci può dare una grande mano. Noi questa settimana si voleva lavorare su moduli alternativi, ma abbiamo deciso di posticipare per evitare di mandare in confusione qualche giocatore. Ci lavoreremo quando i giocatori avranno certezze.»
Ha trovato una squadra che può intraprendere un percorso come quello precedente?
«C’era un livello di esperienza ben diverso, lì c’era da raccogliere. Oggi bisogna seminare, ci sono giocatori con potenziale che hanno conoscenza tattiche non ancora di alto livello, qui c’è da costruire mentre precedentemente si aveva una rosa esperta. Ci serve più costruzione.»
Rispetto a quando è andato via la squadra le sembra più o meno forte?
«La Lazio la vedo come una squadra che si sta impegnando in allenamento, tutto il resto è aleatorio. Nel passato c’erano giocatori fatti come Immobile e Luis Alberto che avevano 10 anni di esperienza alla Lazio, questa è una squadra che magari dal punto di vista tecnico può avere qualcosa in meno, ma può avere più caratteristiche fisiche per impattare sulla partita. Se queste caratteristiche saranno adatte al mio gioco non lo so, però non possiamo fare un paragone con giocatori che hanno fatto la storia della Lazio negli ultimi 20 anni.»
Si è dato una spiegazione di cosa è mancato alla Lazio recentemente?
«Ho detto che dall’esterno avevo la sensazione che sia mancato questo impatto emotivo che per 4-5 mesi la squadra ha avuto e mi ha fatto impressione per l’energia nervosa e caratteriale che aveva. Può anche darsi che le energie nervose erano al lumicino, sono state giocate tante partite e non parlerei di fallimento per la scorsa stagione. Due anni fa c’era un gruppo con età media molto elevata, c’era bisogno di un cambiamento e i giocatori arrivano a un momento del loro percorso in cui sentono la necessità di cambiare. I cicli finiscono, su questo non c’è niente da fare. Bisogna innescare un ciclo nuovo e non è sempre così semplice, tra un paio d’anni faremo i conti.»
Ha avuto modo di contattare Insigne?
«Ho cancellato la lista dei desideri dopo che ci hanno bloccato il mercato. L’unico desiderio è lavorare con la squadra, pensare a quello che può succedere tra 4-5 mesi mi sembra porre l’attenzione su qualcosa che non mi fa comodo. Lorenzo mi ha dato tantissimo, ma in questo momento da quello che mi sta dicendo il presidente certe possibilità non ci sono.»