Nel nuovo Psg di Luis Enrique, l’imprevedibilità non è un limite, ma una strategia (As)

Come racconta As, Luis Enrique ha portato il Psg al successo abbandonando il controllo totale e puntando sull’imprevedibilità.

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Siviglia (Spagna) 23/06/2021 - Euro 2020 / Slovacchia-Spagna / foto Uefa/Image Sport nella foto: Luis Enrique

Un anno fa, dopo l’addio di Kylian Mbappé, il Paris Saint-Germain si trovava in una fase di grande incertezza. Luis Enrique, appena arrivato, mostrava grande fiducia nel futuro e nella possibilità di migliorare la squadra, immaginando un controllo totale su ogni aspetto del gioco. Oggi quel Psg è cresciuto davvero: ha vinto la Champions League per la prima volta nella sua storia, dominando in finale, ed è a un passo dal titolo nel nuovo Mondiale per Club. Tuttavia, il successo è arrivato non grazie al controllo assoluto, ma proprio attraverso la capacità dell’allenatore di rinunciare al controllo e abbracciare l’imprevedibilità.

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Luis Enrique e la rivoluzione tattica nata dall’addio di Mbappé (As)

Diego Gomes (As) ha raccontato da dove è partito tutto, con una convinzione assoluta. “[…] Luis Enrique fu categorico: «Credo che migliorerò? Senza alcun dubbio.» L’allenatore spiegò: «Il fatto di avere un giocatore (Mbappé) che si muoveva dove voleva significava che c’erano situazioni di gioco che io non controllavo. L’anno prossimo le controllerò tutte. Tutte, senza eccezioni».”

Poi, a Parigi, è successo qualcosa che ha cambiato tutto. “[…] Ossessionato per natura dal voler gestire ogni minimo dettaglio, la sua esperienza a Parigi ha scardinato molti dei suoi schemi. E lui stesso lo riconosce: «Quello che dissi alla fine di quel documentario era il mio pensiero di allora, che avrei controllato tutto, ma la grandezza del Paris Saint-Germain sta nel fatto che controllo sempre meno. Quello che pensi oggi vale per oggi e forse per domani se vinci, ma dopodomani no, perché gli avversari si adattano continuamente. Più controllo mollo, più possibilità ho che l’avversario non capisca cosa faremo e impieghi più tempo ad adattarsi», spiega l’ex tecnico del Barcellona e della nazionale spagnola.”

Una filosofia che altri grandi tecnici conoscono bene. “Curiosamente, qualcosa di simile disse Thomas Tuchel, allora allenatore del Bayern, parlando del Real Madrid di Ancelotti nel 2024: «Se guardi i loro gol e le loro occasioni, e torni indietro di dieci secondi, non li vedevi arrivare. È la massima qualità unita a una straordinaria capacità di scambiarsi di posizione (…) Sembra tutto molto naturale, ed è questo che li rende così speciali». Una filosofia che si incarna perfettamente in Achraf Hakimi, uno dei pilastri della squadra: «Ha libertà totale. Non è un terzino; quando abbiamo il pallone, può essere un centravanti, un’ala, un trequartista o un mediano».”

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