Il New York Times elogia il gioco sporco di Siegemund e i tennisti che vanno tatticamente al bagno

"Ogni sport ha le sue zone grigie, il tennis ne ha un'infinità. E la tennista tedesca è diventata il simbolo della furbizia sportiva"

Siegemund

Germany's Laura Siegemund plays a forehand return to Belarus's Aryna Sabalenka during their women's singles quarter-final tennis match on the ninth day of the 2025 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on July 8, 2025. (Photo by Kirill KUDRYAVTSEV / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE

Ogni sport ha le sue zone grigie, quelle in cui non si bara, ma si gioca un po’ sporco. Il New York Times scrive che il calcio ha avuto Sergio Busquets, il rugby Richie McCaw, il cricket David Warner. E il tennis… eh, la lista è lunga. Oggi però c’è in cima una 37enne tedesca dalla mente affilata: Laura Siegemund. Anche i giornali tedeschi non fanno, giustamente, che parlare di lei. Anche se ha appena perso contro Sabalenka.

Siegemund non ha infranto regole a Wimbledon. Le ha stiracchiate con arte, tirandole fino al limite senza romperle. Si è presentata con cinque minuti di ritardo all’incontro con Solana Sierra, ha cambiato racchetta con una frequenza da venditore d’auto e ha rallentato il gioco fino a impantanarlo. Ovviamente la sua avversaria, una 21enne all’esordio agli ottavi di uno Slam, è uscita destabilizzata. E lei è volata ai quarti.

Non è solo slice, palle corte e variazioni. Gioca pure sul tempo manipolato, sulle pause dilatate, sul ritmo sabotato. “Scopre cosa irrita l’altra e lo usa”, diceva Naomi Osaka nel 2018. E a quanto pare ha continuato a studiare: è laureata in psicologia. La stessa Siegemund si definisce “coerente nelle stranezze”.

Ma il tennis è pieno di casi analoghi, dove la strategia si sporca senza infangarsi. Robin Söderling nel 2007 irrise Nadal durante il match, prima di batterlo al Roland Garros due anni dopo. Lukás Rosol rovesciò le borracce perfettamente allineate dello spagnolo a Wimbledon, e urtò Andy Murray a Monaco, che sbottò: “Ti odiano tutti”. Nadal ha costretto l’Atp a introdurre il cronometro prima delle battute, Djokovic ha affinato l’arte del “sto male-ma-non-troppo”. Poi se andiamo più indietro non bastanno mille righe. Ma, come disse una volta Badosa dopo una sua pausa bagno da 11 minuti: tutto perfettamente regolamentare. Murray perse la pazienza con Tsitsipas agli Us Open 2021: “Impiega più tempo a pisciare di Bezos a volare nello spazio”, twittò.

Un paio di giorni fa a Wimbledon Norrie ha fatto rimbalzare la palla 25 volte prima del servizio. Jarry ha risposto con 23 rimbalzi suoi, creando una sfida di passivo-aggressività che è finita davanti all’arbitro con Jarry che chiedeva al giudice di sedia se non esistesse una qualunque regola che gli permettesse di punire l’avversario. Una qualunque.

C’è uno studio dell’Università di Manchester che ha sancito: la pausa bagno può cambiare un match. Non ci voleva l’accademia.

Correlate