Valdano e il Mondiale per Club: “il denaro illude che il calcio stia crescendo, in realtà così si indebolisce”

Al Paìs: "Si gioca sempre di più e si gioca peggio. Una sorta di patto silenzioso che ci rende tutti complici di questa deriva commerciale"

Valdano

Logos of the participating teams are displayed during the opening ceremony of the Club World Cup 2025 before the Group A football match between Egypt's Al-Ahly and US Inter Miami at the Hard Rock stadium in Miami on June 14, 2025. (Photo by ROBERTO SCHMIDT / AFP)

Valdano e il Mondiale per Club: “il denaro illude che il calcio stia crescendo, in realtà così si indebolisce”

Il Mondiale per Club è in corso e, come normale che sia, rappresenta un argomento di attualità per appassionati ed addetti ai lavori. Tra questi ultimi c’è chi non guarda con entusiasmo alla competizione e lo scrive chiaramente nel suo editoriale per ‘El País’ il ‘filosofo del calcio’. Ci riferiamo all’ex calciatore ed allenatore del Real Madrid Jorge Valdano.

“Il Mundialito? Dimostra come il denaro governa, e ci lascia con la percezione che il calcio stia crescendo, ma la sua anima soffre perché le sue radici si stanno indebolendo. Più che una dichiarazione d’intenti, il Mundialito rivela una dichiarazione d’interessi”, esordisce il 69enne argentino.

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La critica di Valdano al Mondiale per Club

L’analisi di Valdano poi continua così: “Amiamo il calcio perché è un narratore di storie ineguagliabile, ma questa messa in scena è debole su tutti i fronti. Gli infortuni muscolari sono aumentati del 25% dal 2020. Più una squadra è stanca, meno spettacolo c’è. Il tempo per allenarsi è diminuito, il tempo per riposare è ridotto, il tempo per prendersi cura della propria salute mentale è quasi azzerato. Giocare, viaggiare, dare il massimo. Qui sta il grande paradosso del calcio moderno. Una sorta di patto silenzioso che ci rende tutti complici di questa deriva commerciale. Uno scenario di sfruttamento in cui gli sfruttati applaudono. I più sfruttati del sistema sono al tempo stesso i maggiori beneficiari. Giocano 60 o 70 partite all’anno, sopportano voli transoceanici, sessioni pubblicitarie, sforzi fisici e psicologici. Non c’è tregua, ma molti guadagnano più di quanto avrebbero mai potuto sognare. Si lamentano poco perché l’inflazione del sistema si prende cura dei loro privilegi. Nessuno è interessato a rompere l’incantesimo finché lo spettacolo continua a fare soldi”.

Infine, Valdano conclude rincarando la dose: “Il Mundialito, come altre invenzioni recenti, è solo un altro capitolo dell’appetito economico che contrappone il calcio a sé stesso. (…) Il Mundialito non è la radice del problema, ma è l’ultimo riflesso delle contraddizioni che affliggono il calcio. Un torneo a scopo di lucro, dove tutti guadagneranno tranne i tifosi, gli unici disinteressati, sommersi dalle partite, ma sempre con meno emozioni autentiche da celebrare ogni giorno”.

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