Thauvin: «L’Udinese mi ha cambiato la vita. Ho pianto quattro ore quando andai lì, ora sono felice»

A France Football: «Ero reduce da una pessima esperienza in Messico. L'Udinese mi ha stravolto anche l'alimentazione, con uno chef a domicilio»

Udinese Thauvin

Mg Parma 16/09/2024 - campionato di calcio serie A / Parma-Udinese / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Florian Thauvin

In un’intervista a cuore aperto rilasciata a France Football ormai supplemento de L’Équipe, Florian Thauvin ripercorre senza filtri le tappe più significative della sua vita personale e della sua carriera. Rivendica con orgoglio di essere diventato campione del mondo con la Francia nel 2018, anche se ha giocato solo sette minuti in quel Mondiale.

Radici e crescita personale di Florian Thauvin

Florian Thauvin parla del fratello maggiore Guillaume come di una figura fondamentale nella sua crescita personale. Si apre con sincerità anche sul divorzio dei genitori: «I miei genitori hanno divorziato quando avevo 10 anni. Da un giorno all’altro, famiglia divisa: è stato uno shock. Fa male, sono momenti tristi. […] Litigare ogni giorno non è un buon esempio. […] Un weekend sì e uno no andavo da mio padre. Il calcio è diventato la mia via di fuga […]»

Da quel dolore nasce il suo desiderio più grande: «Dopo quell’esperienza, il mio sogno da adulto era avere una famiglia unita, solida. Era il mio obiettivo di vita».

La rinascita nel mondo del calcio

Thauvin racconta, poi, quello che è stato per lui un momento di rottura: «Quando ho deciso di andare in Messico (nel 2021), ne avevo bisogno. Ma il messaggio che ho dato è che non ero più un competitivo. Non ho rispettato la mia storia. […] Il club (Tigres) si è comportato male con me, ma lì ho incontrato un popolo e dei tifosi fantastici. In Messico ho toccato il fondo. Mettere in dubbio il mio livello fino a cacciarmi è stato difficile da accettare. […] Mi ha fatto male, ma mi ha anche ridato fame e voglia di rivincita».

«Lì, è durato solo un anno e mezzo. Quando è finita, non è venuto nessun club francese, come se prima nulla fosse esistito, come se non potessi più giocare. Mi ha fatto male, ma mi ha anche restituito la voglia di rivincita. Il giorno in cui sono partito per Udine è stato molto, molto complicato. Non riuscivo a gestire le mie emozioni. Mi svegliavo e andavo in bagno, abbassavo la testa in modo che mio figlio non vedesse le mie lacrime. Ho pianto per quasi quattro ore. Volevo che la mia carriera finisse in fretta. Ora è il contrario, mi piacerebbe giocare fino a 40 anni. Il lavoro in palestra, il recupero, la preparazione mentale. Il nutrizionista dell’Udinese mi ha messo a disposizione uno chef a domicilio: niente più glutine, niente più zucchero, niente più lattosio, niente più cipolle».

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L’ala dell’Udinese racconta il legame profondo con Steve Mandanda: «Ho dormito su una barella accanto a lui. Ho vissuto con Steve per molto tempo. Mi dedico totalmente agli amici. Ed è anche per questo che ho commesso errori: hanno approfittato della mia bontà. Sono stato tradito. Ma senza rimpianti: ho agito col cuore. I cattivi sono loro […]».

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