Quale interista firmerebbe per una stagione così? A Libero un interista intellettualmente onesto
Il condirettore Senaldi: “il campionato è stato un 5 maggio a tappe, lo abbiamo buttato per scrivere una pagina europea da dimenticare. Gli esperti ci dicono che è stata una grande annata”

Inter fans react after PSG scored their third goal, as they watch outside the San Siro stadium the UEFA Champions League final football match between Paris Saint-Germain (PSG) and Inter Milan held in Munich, in Milan on May 31, 2025. (Photo by PIERO CRUCIATTI / AFP)
Ma quale interista firmerebbe per ripetere una stagione così? A Libero un interista intellettualmente onesto
Libero oggi pubblica un pezzo che non facciamo fatica a definire strepitoso nella sua spietatezza. Lo firma Pietro Senaldi, condirettore di Libero, interista. Lui, come ogni giornalista che non segue professionalmente il calcio, ha una visione molto meno patinata dell’annata dell’Inter. Chi fa il giornalista politico, fatica enormemente a comprendere l’accortezza (chiamiamola così) dei colleghi che seguono l’universo del pallone. È un altro mondo. Nel giornalismo politico si riporta tutto, anche di più. In quello sportivo si procede per sottrazione, se non per radici quadrate o cubiche. E Senaldi, interista, scrive chiaro e tondo quel che anche a nostro avviso tanti interisti pensano: “ma chi se ne frega del percorso, abbiamo perso tutto e sull’altare della Champions abbiamo buttato un campionato”. Se al Napolista avessimo il premio per l’onestà intellettuale, lo consegneremmo senza indugi a Senaldi di cui peraltro ricordiamo l’articolo che scrisse dopo Verona-Napoli 3-0. Un articolo che suonava più o meno così: “Napoli, aspetta a giudicare, Conte ti porterà in alto. Non fallirà. Fidati di lui”. Dire che aveva ragione ci sembra perfino riduttivo.
Un interista non esperto, tifoso
Ma ecco un ampio stralcio dell’articolo che Senaldi firma su Libero quotidiano a fortissime tinte interiste. Il titolo è: “Questa sconfitta umiliante brucia meno dello scudetto buttato”.
Scrive Senaldi:
Questo campionato dell’Inter è stato un 5 maggio a tappe, fatto di una decina di partite vinte e poi rinunciate, concesse all’avversario come ci fosse sempre un domani e con il pretesto di orizzonti più gloriosi. È stato un atto di vigliaccheria verso se stessi, anche una mancanza di rispetto verso chi si sarebbe volentieri aggrappato alla consolazione di aver almeno vinto uno scudetto, che poi sarebbe stato il 21esimo in 120 anni, cartoni inclusi, non il 50esimo.
Consoliamoci con il percorso, lecchiamoci le ferite con il ricordo dei sette gol al Barcellona, che però l’anno prossimo sarà ancora tra le bellissime d’Europa. L’Inter? Si accettano scommesse. E poi è un percorso che sa anche di scorretta lettura della stagione: tutto è stato sacrificato per arrivare all’harakiri di sabato sera. Ne valeva la pena? Abbiamo scritto una pagina europea da dimenticare e abbiamo rinunciato a una gloria tricolore che nessuno ci avrebbe potuto levare. Gli esperti ci dicono che è stata lo stesso una grande annata, ma quanti interisti, dirigenti, calciatori e tifosi, firmerebbero per riviverla tale e quale nel 2025/26?
Il grillo parlante ripeteva che Bologna, Roma, Milan, Parma, Juve, Lazio erano avvisaglie del crollo e non dazi da pagare se si vuol trionfare. Vittoria chiama vittoria, sconfitta chiama sconfitta. La domenica del tifoso interista è molto diversa dal sabato del villaggio mediatico, sempre intento a nascondere la polvere sotto il tappeto per far girare il criceto tifoso nella ruota.