Moser: «Saronni non è troppo intelligente e poi è ipocrita. A 4 anni caddi dal balcone e mi diedero per morto»
Intervistona al Corsera: «Conconi ha 90 anni, gira per le case di riposo e spiega agli anziani come l’attività fisica allunga la vita»

Former Italian rider Francesco Moser (C) attends the presentation of the 2018 Tour of Italy (101st Giro d'Italia) cycling race, on November 29, 2017 in Milan. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)
Moser: «Saronni non è troppo intelligente e poi è ipocrita. A 4 anni caddi dal balcone e mi diedero per morto»
Francesco Moser intervistato dal Corriere della Sera, a firma Marco Bonarrigo. Moser ha appena compiuto 74 anni.
«Sono morto a quattro anni precipitando nel vuoto dal balcone dell’asilo: giocavo sul terrazzo, un’asse di legno della ringhiera ha ceduto e ho fatto un volo di quattro metri. La maestra si è messa a piangere e ha portato gli altri bambini in aula a recitare il deprofundis. Nessuno è venuto a recuperarmi. Mi sono svegliato pieno di graffi, ho rimesso l’asse a posto e poi mi sono unito al deogratias per la resurrezione: la maestra gridava al miracolo. Il mio primo ricordo è quello di una caduta».
Scrive il Corsera:
La premessa di questo incontro non è contrattabile, almeno sulla carta: «Di quello lì non parlo, non merita un secondo della mia attenzione». Quello lì è Giuseppe Saronni.
Perché Saronni ce l’ha tanto con lei?
«Non ne ho idea, anzi un’idea ce l’ho: Beppe non è troppo intelligente. Saronni era un corridore molto forte ma da quando ha smesso la sua ossessione è punzecchiarmi. I Giri degli anni Ottanta venivano disegnati per me e per lui perché eravamo amatissimi dal pubblico, questa è la verità. Io nel 1984 vinsi nella tappa del Blockhaus che fino a prova contraria è una salita durissima. Nessuno di noi due era uno scalatore ma io, al contrario di lui, in salita soffrivo fino alla morte forse perché sapevo cos’era la fatica vera. Mi avvantaggiavo in classifica con gli abbuoni ma meno di lui che li usò per vincere i suoi Giri dopo che Ernesto Colnago aveva convinto l’organizzatore Vincenzo Torriani a inserirli per aiutarlo».
Moser e l’ipocrisia di Saronni
Saronni parla di spinte, di salite cancellate per nevicate inesistenti pur di favorirla.
«Potrei dire le stesse cose di lui ma non scenderò mai sul suo piano. Lo sa cosa non sopporto?».
No.
«La sua ipocrisia. Due mesi fa ci chiamano a una trasmissione Rai per parlare di ciclismo e di sicurezza. Io dico no, se c’è Saronni non vengo. Poi mi chiama un deputato e mi dice che Beppe è pronto a far la pace, che si va assieme a cena la sera prima e cose così. Ho accettato».
E?
«Tutto bene, anche in tv. Poi la settimana dopo apro il Corriere e ricomincia con la stessa storia: le spinte, il Giro del 1984, Conconi…».
Vero che non gli ha mai regalato una bottiglia del suo vino?
«Il vino costa fatica e denaro e si regala solo agli amici. Lui dice di essere mio amico ma poi spara un sacco di cavolate sui giornali. Se vuole il mio vino lo paga. Ma pur di non tirar fuori i soldi, lui se lo fa regalare da Dino Zandegù».
A proposito del professor Conconi…
«Sono appena stato alla festa per i suoi 90 anni. Francesco è uno scienziato, un ricercatore e ancora adesso gira per le case di riposo per spiegare agli anziani come l’attività fisica allunga la vita».
Praticava le trasfusioni.
«All’epoca erano consentite, punto».