Mancini: «In Italia abbiamo paura dei giovani perché conta il risultato subito»

Al premio Romano Fogli: «Ho un bellissimo ricordo. Poteva insegnare qualsiasi cosa, umanamente era una persona d'altri tempi, oggi trovarne così è difficile»

Mancini Juventus Nazionale

Saudi Arabia's Italian coach Roberto Mancini looks on during the 2026 FIFA World Cup AFC qualifiers football match between Saudi Arabia and Jordan at al-Awwal Stadium in Riyadh on June 11, 2024. (Photo by Fayez NURELDINE / AFP)

L’ex ct della Nazionale Roberto Mancini è intervenuto in collegamento video nel corso della cerimonia per il premio Romano Fogli, a Pisa: «In Italia abbiamo questo problema, la paura verso i giovani: conta il risultato subito e quindi diamo loro poco spazio».

Romano Fogli seppe vedere lei, per esempio. Cosa le ha insegnato? «Per me è stato fondamentale. Arrivai a fare il provino al Bologna nel 1978, con lui responsabile del settore giovanile. Non mi fece neanche giocare il secondo tempo, mi portò via dopo quaranta minuti per paura che mi vedesse qualche altro osservatore. Per me è un mito, lo era da calciatore e come centrocampista, ma come allenatore e persona era proprio straordinario».

Prosegue e conclude quindi Mancini, soffermandosi ancora sulla figura di Romano Fogli: «Ho un bellissimo ricordo. Poteva insegnare qualsiasi cosa, umanamente era una persona d’altri tempi, oggi trovarne così è difficile. Ho un grande ricordo dei quattro anni a Bologna, lui era una bandiera e per noi di quell’epoca è stato fondamentale. Casteldebole era la nostra casa, tornerei indietro volentieri».

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