L’Equipe spiega ai francesi che cos’è l’esonero, “una cosa tutta italiana”
"In Francia vengono licenziati, e poi per non finire in causa si tratta per la buonuscita. In Italia restano a disposizione: pagati per non fare niente"

Db Torino 26/02/2025 - Coppa Italia / Juventus-Empoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Thiago Motta
In Italia gli allenatori non si licenziano. Si esonerano. Che è una cosa molto italiana, scrive L’Equipe, che addirittura fa un pezzo di servizio per il lettore francese: che diamine è questo “esonero”.
Gli esonerati, spiega il giornale, vengono messi da parte, ma “sono ancora sotto contratto con il club di cui erano allenatori fino a pochi mesi prima. Per esempio: dall’incarico alla Roma nel gennaio 2016, Rudi Garcia è stato retribuito dai giallorossi fino alla risoluzione amichevole del suo contratto dieci mesi dopo”.
In Francia l’esonero non esiste
“Non c’è niente di scritto, ma è un’usanza che lì è diventata comune”, spiega un avvocato e agente di un nazionale francese che ha giocato in Serie A. “In Ligue 1, quando i club licenziano i giocatori, sanno di essere al limite della legalità, che non si può rescindere un contratto semplicemente per scarsi risultati o perché non si ha più lo spogliatoio con sé. Quindi c’è sempre una trattativa che inizia subito con l’allenatore licenziato per concordare l’indennità di buonuscita. L’interesse per il club è pagare meno rispetto a una procedura che arriva fino al tribunale del lavoro, e per l’allenatore non aspettare una procedura lunga e violenta, che può durare due anni, per ricevere i soldi. In Italia, niente di tutto questo: gli allenatori non lavorano ma continuano a ricevere il loro stipendio“.
“Solo quando troveranno un impiego altrove – che non può essere in un’altra società di Serie A nella stessa stagione – raggiungeranno un accordo con la propria società per la risoluzione del contratto. Nel frattempo, la società potrà sempre contare su di loro se il loro sostituto non sarà all’altezza. La pratica è comune, soprattutto perché l’allenatore, vincolato da un contratto, non è libero di rifiutare di tornare al suo precedente incarico”.