Errani: «L’esperienza da Bollettieri mi ha insegnato a soffrire. Ancora oggi a letto immagino le partite da giocare»
La tennista al canale Youtube di Oa Sport: «Negli Stati Uniti fu tosta, ero da sola. Quando sono tornata, mi sentivo più grande delle altre. Il futuro? Il padel mi piace tantissimo»

Parigi (Francia) 02/08/2024 - Olimpiadi Parigi 2024 / tennis / foto Image Sport nella foto: Sara Errani
Alla vigilia del torneo di Wimbledon, Sara Errani ha rilasciato una lunga intervista a “Tennismania”, programma in onda sul canale Youtube di Oa Sport. La 38enne bolognese si è raccontata a 360 gradi spaziando tra passato, presente e futuro: vi proponiamo un estratto delle sue parole.
Sara Errani a tutto campo
Si comincia proprio dall’erba di Wimbledon, dove “Sarita” (assieme a Jasmine Paolini) cercherà di bissare il titolo ottenuto in doppio nel 2014 (in quella occasione con Roberta Vinci con cui ha vinto tutti gli Slam di doppio), dopo aver trionfato qualche settimana fa sulla terra rossa del Roland Garros. «Sarà sicuramente difficile perché l’erba è una superficie particolare con componenti legate al caso. Ci sono situazioni su cui hai meno controllo rispetto alla terra. L’erba rende tutto particolare. Ovviamente molto dipende anche dalle condizioni, se è umido o se c’è il sole. Noi faremo del nostro meglio, come sempre, ricordando che il servizio è importante ed è il mio punto debole. Come mi sto preparando? Per ora sono ancora in Spagna, partirò solamente sabato. Avevo bisogno di staccare un attimo. Era da Roma che non tornavo a casa e mentalmente dovevo staccare un po’ e recuperare le energie mentali».
Da un po’ di tempo Errani ha deciso – complice l’avanzare dell’età – di dedicarsi soltanto al doppio, ma in passato si è tolta grandi soddisfazioni anche in singolare. Ha vinto 9 titoli Wta e raggiunto la quinta posizione della classifica mondiale, rappresentando una valida alternativa alle dominatrici del circuito. «Serena Williams e Sharapova avevano una potenza superiore. Non potevo tenere il loro passo. Dovevo sperare nei loro errori quando giocavamo contro. Posso dire una cosa. Quando giocavano contro di me, erano sempre concentrate al 100% e lo apprezzavo», sottolinea l’emiliana ricordando le sfide dello scorso decennio.
Andando ancora più indietro, Errani si è soffermata su quando, appena dodicenne, si iscrisse all’accademia di Nick Bollettieri: «Una scelta fatta dopo il primo raduno nazionale a Trento. Arrivai in finale e quella occasione fu il click. Vedermi contro le migliori d’Italia mi fece capire che quella poteva davvero essere la mia strada. Iniziai a giocare i tornei a livello europeo e decisi di partire. Negli Stati Uniti ho vissuto una esperienza tosta perché ero da sola, ma posso dire che è stata una esperienza di vita che mi ha fatto crescere e mi ha insegnato a soffrire. Quando sono tornata dopo 7 mesi e ho fatto i primi tornei, mi sentivo più grande delle altre e più pronta anche a livello tattico».
Insegnamenti che sono poi rivelati fondamentale nel prosieguo della carriera. E Sarita non ha perso il “vizio”. «Amo studiare i match, e lo facciamo ancora. A Berlino, per esempio, abbiamo provato spesso Jasmine a rete e io più dietro. Con questa impostazione le rivali fanno più fatica a piazzare un lob. Sull’erba è meno semplice. Jasmine? Fare singolo e doppio non era facile, è una cosa che ha i suoi pro e i suoi contro. Per come la vedo io, ha più pro. Nel suo caso giocare più partite l’ha fatta crescere».
E sulla finale del Roland Garros vinta qualche giorno fa: «Un match in cui mi sono sentita bene. Non l’ho rivisto e non so se l’analisi sia corretta. So che ero concentrata, ma dopo il secondo set ci siamo caricate perché avevamo abbassato l’energia. Abbiamo deciso di farci sentire tanto in campo per una scossa a livello psicologico. Quando c’è energia, il gioco viene meglio».
Dalle sue difficolta all’analisi sul tennis femminile moderno:
«Ho avuto un periodo in cui non giocavo i doppi anche per problemi al servizio, poi ci sono state tante situazioni di difficoltà che mi hanno fatto diventare più dura e più forte dentro. Ciò che non ti uccide, ti fortifica: penso che sia vero. Mi sono anche chiusa come persona sia per quello che mi è successo, sia per problemi con i giornalisti che hanno fatto uscire cose che non ho mai detto nelle interviste. Mi reputo una persona molto tranquilla fuori dal campo, che lascia vedere poco di sé. Il tennis moderno? Credo che oggi le giocatrici siano più preparate fisicamente e più forti. Il servizio è un aspetto importante ovviamente. Il livello medio credo che si sia alzato tantissimo. Il tennis è più esplosivo. Non so se fosse meglio prima o ora. Gli scambi sono più veloci, c’è meno tattica rispetto a 15 anni fa. Ci sono più tenniste che vincono, c’è più varietà negli albo d’oro rispetto agli uomini. Lì ci sono stati Djokovic, Nadal e Federer che hanno fatto qualcosa di irripetibile, tra le donne è stato diverso».
Anche Errani ha in passato dovuto fare i conti con un caso doping, molto simile alla vicenda clostebol di Sinner: «Quello che si vive in quei momenti credo che non si possa descrivere a parole. Sono situazioni difficilissime e le ho vissute in maniera complicata, ma per tutto quello che comporta a livello globale. Quello che ha fatto lui non è facile, e dimostra il suo livello. Gestire tutto non è semplice».
Sulla finale del Roland Garros persa da Jannik con Carlos Alcaraz: «Che dire, un match epico, giocato a livelli pazzeschi. Il tennis sta regalando tanti match con match point non sfruttati che poi portano a una sconfitta. Che sia successo in una finale di quel livello penso che per Jannik sarà durissima da mandare giù. Ma, come si dice sempre, è il tennis e bisogna andare avanti provare a dimenticare».
Sulla promessa del tennis femminile azzurro Tyra Grant: «La conosco. Ho giocato contro di lei nella semifinale di doppio misto all’ultimo Us Open. Senza dubbio parliamo di una bella giocatrice che può migliorare fisicamente. Ha grandi doti e può crescere parecchio. Dispone di buona palla e testa».
Infine, il passaggio sul futuro: «Non so spiegare come, ma ho sempre grande voglia di giocare. Mi diverte tanto il doppio e studiare i match, anche quando sono a letto immagino come saranno le partite. Ovviamente vincere rende tutto più facile. Cosa farò da grande? Non lo so ancora, di sicuro il padel mi piace tantissimo».