Emanuele Dotto e la scuola di Tutto il calcio minuto per minuto: «Oggi urlano tutti troppo, in radio e in tivù»

A Repubblica parla della sclerosi: "Trascorro il tempo in carrozzina ascoltando musica, leggendo e sopravvivendo"

emanuele dotto

Emanuele Dotto e la scuola di Tutto il calcio minuto…: «Oggi urlano tutti troppo, in radio e in tivù»

“Un mese dopo essere andato in pensione mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla progressiva”, dice Emanuele Dotto intervistato da Maurizio Crosetti per Repubblica. “Avevo 67 anni e 6 mesi, ora ne ho appena compiuti 73 e ogni giorno è un giorno guadagnato”. Gli è rimasta la voce, dice il famoso radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto: “Trascorro il tempo in carrozzina ascoltando musica, leggendo e sopravvivendo. Ho avuto molto, e molto mi è stato tolto, però nel cambio ci guadagno. Peggioro lentamente, ma senza prospettiva, e non ce la farei senza mia moglie Marina e mia figlia Emanuela. Il corpo sta andando dove vuole, la mente e la memoria per fortuna no”.

Ripassa la memoria dei grandi radiocronisti, della sua squadra di giganti: “A Tutto il calcio minuto per minuto c’erano maestri veri. Roberto Bortoluzzi: capace, colto e gentile. Massimo De Luca, un signore. Enrico Ameri, con quell’incredibile rapidità di parola e duttilità nel racconto. Sandro Ciotti, che commentando un clamoroso errore commesso in un Lazio-Milan disse: ha arbitrato il signor Lo Bello di Siracusa davanti a 80 mila testimoni. Fuoriclasse. Oggi urlano tutti troppo, in radio e in tivù“.

“Il campionato era la messa cantata della domenica, con tutte le partite in contemporanea: prima si andava in chiesa, poi il pacchetto dei pasticcini, infine il pomeriggio allo stadio o alla radio”.

Racconta di essere il padrino dei figli di Beppe Marotta. E di quella volta che a lui toccò annunciare “per primo, che a Marassi era morto un tifoso del Genoa, Vincenzo Claudio Spagnolo detto Spagna, accoltellato da un ultrà del Milan: era il 29 gennaio 1995”. O di quella volta che “dopo un Atalanta-Avellino, primo tempo 3-0, risultato finale 3-3, alcuni esagitati bergamaschi misero a ruote all’aria l’auto della Rai. La Rai: ci sono rimasto dal 1980 al 2019”. O di quell’altra “a Maceió, in Brasile, dove eravamo per il tennis, la nostra Dune Buggy diede il giro: bisteccone Galeazzi fece da airbag umano, lui, il sottoscritto e il collega Marco Fiocchetti ne uscimmo illesi”.

“Ho sempre amato visitare musei e chiese. A Lerma, il mio paese, c’è un meraviglioso dipinto quattrocentesco di Barnaba da Modena: mi chiedo perché la gente vada alle Maldive, invece di visitare la chiesa di San Secondo ad Asti. Il giorno della finale di Usa ’94 non ero di servizio, però avevo l’accredito: preferii noleggiare un’auto e raggiungere il Kimbell Art Museum di Fort Worth, nel Texas, per ammirare I bari di Caravaggio. Ricordo le carte nella fusciacca di un baro: 7 di cuori e 6 di fiori”.

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