Deborah Compagnoni: «Brignone e Goggia sono due campionesse, penso che la squadra femminile sia migliore di quella maschile»
A Effe: «È vero che la Brignone mi somiglia, è riservata, concentrata. Non si è montata la testa, ha lottato per i successi ottenuti, sta lottando per rientrare nelle gare dopo l’infortunio, e questo le fa onore».

Deborah Compagnoni, prima e unica sciatrice italiana ad aver vinto tre medaglie d’oro e un argento in tre differenti Olimpiadi invernali si racconta ad Effe:
«La fine dell’infanzia non arriva tutta d’un colpo, eppure un giorno ti scopri non più bambina. Per me quel giorno è il 3 febbraio 1985, quando lo sci ha smesso di essere un gioco, ed è diventato un lavoro e la mia passione da adulta. Chissà cosa sarebbe successo se quel giorno non avessi fatto un tempo migliore di molte delle atlete in gara, chissà se sarebbe successo senza gli sci prestati. Sicuramente, non sarebbe successo senza i pomeriggi tra i prati, le corse su per le colline, i salti nel fiume, la caccia alle vipere e tutti quei giochi, liberi e un po’ spericolati, che mi hanno resa quella che sono».
Quando ha capito di essere una fuoriclasse?
«Non penso di averlo capito. Ero ambiziosa, ma senza farlo notare. Volevo di più».
Dopo l’addio alle gare, che cosa ha fatto? «La mamma! Quando i figli sono cresciuti (Agnese, la più grande, ha 25 anni, Tobias 22, Luce ne ha compiuti 18 lo scorso dicembre, ndr) e sono andati a studiare all’estero, ho saputo reinventarmi. Assieme a Giulia Mancini, mia manager e amica, ho selezionato alcune collaborazioni e consulenze nell’abbigliamento sportivo e nello sci. Quello che indossi sulla neve fa la di!erenza. Ogni anno, con l’associazione OdvSciare per la vita (sciareperlavita.it), organizzo un evento benefico e raccolgo fondi a favore della ricerca sulle leucemie infantili. Sono orgogliosa ambassador delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali Milano-Cortina 2026».
Uno dei figli ha ereditato la passione per lo sci?
«Premessa: lo sci non è uno sport facile. Se non vivi in montagna e non lo pratichi quasi tutti i giorni, è difficile veder emergere un talento. Noi perdiamo tanti potenziali atleti perché non hanno i mezzi. I miei figli li avevano, ma sono cresciuti a Treviso e hanno scelto altri sport…»
Però lo sci sta diventando più popolare.
«È più seguito di un tempo. Abbiamo due campionesse bravissime, anche con questo pizzico di sana rivalità, Federica Brignone e Sofia Goggia, e onestamente penso che la squadra femminile sia migliore di quella maschile. Ma vorrei allargare il discorso. Oggi ci sono tantissime ragazze molto forti nello sport, ci sono le pallavoliste, le tenniste come Jasmine Paolini, c’è la mezzofondista Nadia Battocletti. La cosa davvero sbagliata è metterle a confronto con gli uomini».
È vero che Federica Brignone le somiglia? «Un po’. È riservata, concentrata. Non si è montata la testa, ha lottato per i successi ottenuti, sta lottando per rientrare nelle gare dopo l’infortunio, e questo le fa onore».