Binaghi: «Priviamo gli italiani dei successi del tennis e invece guardiamo in chiaro Norvegia-italia 3-0»
Al CorSera: «Mi risulta che per legge le partite di interesse nazionale debbano andare in chiaro. Sinner non è lo stereotipo dell'italiano e questo è un valore aggiunto».

Italy's Jannik Sinner reacts after a point during his men's singles final match against Spain's Carlos Alcaraz on day 15 of the French Open tennis tournament on Court Philippe-Chatrier at the Roland-Garros Complex in Paris on June 8, 2025. (Photo by JULIEN DE ROSA / AFP)
Il presidente della Federtennis italiana Angelo Binaghi, intervistato dal Corriere della Sera, ha parlato della rivoluzione del tennis che sta avvenendo in Italia grazie soprattutto a Jannik Sinner.
Binaghi: «Sinner non è lo stereotipo dell’italiano e questo è un valore aggiunto»
«Metto in conto che ci saranno stagioni meno eccezionali, ma questa Federazione lavora indipendentemente dai risultati, che sono da intestare ai giocatori. A Parigi abbiamo vinto le due finali più umane e perso quella tra extraterrestri: Sinner e Alcaraz hanno messo in campo velocità, soluzioni e un ritmo mai visti prima. È stato come trovarsi davanti a un videogioco, nella tana del lupo. Aggiorniamoci l’anno prossimo, quando Jannik potrà giocare a Parigi senza gli impicci e lo stop di questi ultimi mesi».
Nove italiani in top 100, Paolini n.4, tutte e quattro le finali Slam raggiunte dal 2021 in poi. Quando i colleghi stranieri le chiedono le ragioni del boom, cosa risponde?
«Nei giorni di Parigi ho letto paragoni divertenti tra calcio e tennis. Quando eravamo i peggiori e i più poveri abbiamo avuto il coraggio di reimpostare un sistema diverso in tutto: nelle regole statutarie, di ingaggio tra dirigenti e atleti, di gioco. In nome del massimo rendimento possibile. Non abbiamo dato una concessione, un permesso, una deroga che non fossero giustificate dai meriti e dai risultati da centrare. La stessa cosa l’abbiamo fatta nelle joint venture: con la Rai per la tv, con Coni Servizi per gli Internazionali. Adesso sembra tutto normale ma io vedo altre realtà dello sport italiano non così virtuose».
A soli 23 anni, Sinner è già un totem dello sport italiano. Lo è a maggior ragione in un periodo storico così infelice per il nostro calcio…
«Jannik è un leader dello sport italiano che va oltre i leader del passato: Tomba, Valentino Rossi, Pantani. Guida uno sport globale, conosciuto in tutto il mondo. È un italiano diverso perché non è un guascone, non è un pazzo scatenato, non lancia le coppe dal podio, è pulito. È il ragazzo della porta accanto. Jannik è un valore straordinario per il nostro Paese: essendo dopo la Meloni l’italiano più famoso del pianeta, dà un’immagine dell’Italia sin troppo positiva per quello che realmente siamo. Noi non siamo come Sinner e Sinner non è lo stereotipo dell’italiano: una botta di fortuna clamorosa! Speriamo che non cambi mai. E come lui Jasmine, Musetti, gli altri. La troppa notorietà, per un italiano, mal si sposa con la continuità di rendimento. Se Jannik non fosse così com’è, sarei disperato. È lui che traccia la strada della nostra Federazione, non io».
La finale di Parigi in chiaro ha battuto altri record:
«Ringrazio Eurosport, che ha fatto una cosa diversa da quella che Sky e la stessa Eurosport fecero nel 2024: le finali Slam della Paolini, che non devono valere meno di quelle di Sinner, non solo non sono state trasmesse in chiaro, ma Sky ha piantato una grana a Wimbledon che aveva deciso di mandare la partita sul canale Youtube. Detto ciò, è un problema legislativo. Mi risulta che il ministero dello Sviluppo economico abbia chiesto che le partite di interesse nazionale debbano per legge andare in chiaro, adeguandosi al nuovo interesse per il tennis. Mi risulta anche che la Commissione europea abbia detto bene, ma dal 2029: inaccettabile. Scriverò ai ministri Urso e Abodi: non possiamo privare gli italiani di altri quattro anni di successi del tennis italiano e invece vedere Norvegia-italia 3-0».