Marcora, il misterioso sparring partner di Sinner, racconta i loro allenamenti

L’ex tennista ha rivelato di aver collaborato con il numero uno del mondo durante il periodo della sospensione concordata con la Wada.

Sinner

Jannik Sinner of Team Italy smiles after beating Alex de Minaur of Team Australia during their semi-final singles match between Italy and Australia at the Davis Cup Finals at the Palacio de Deportes Jose Maria Martin Carpena arena in Malaga, southern Spain, on November 23, 2024. (Photo by JORGE GUERRERO / AFP)

Quando uscì la notizia della squalifica di Jannik Sinner un messaggiò partì quasi immediatamente direzione numero uno del mondo, quello di Roberto Marcora, ex tennista numero 150 del mondo. È successo così che la risposta non è tardata ad arrivare per mano di  Simone Vagnozzi, coach di Jannik. Dunque Marcora è diventato il “misterioso” primo sparring partner dell’azzurro.

A raccontarlo proprio l’ex tennista al podcast Tennistalker: «Io e Jannik abbiamo un bel rapporto e, quando è uscita la notizia della squalifica, gli avevo scritto dicendogli, come battuta, che per lui sarei tornato in campo».

 

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Prima di richiamare Marcora però Vagnozzi e ha voluto verificare la sua posizione, per assicurarsi che non fosse più in attività: «La WADA si è presa qualche tempo per controllare che non fossi più attivo, e in effetti la mia ultima partita ufficiale era stata a Indian Wells 2023, a parte qualche torneo a squadre. La ratio della regola infatti è che uno squalificato, come nel caso di Sinner, non può allenarsi con giocatori ancora attivi per prepararli a tornei futuri. Quindi, una volta che ho detto sì, era come se anch’io fossi squalificato a tutti gli effetti».

Il racconto degli allenamenti con Sinner

«Ci siamo allenati in una villa privata, vicino casa, in Costa Azzurra, perché come sapete Jannik non poteva frequentare circoli affiliati alle federazioni. Quindi eravamo un po’, non dico clandestini ma…  perché era tutto approvato e regolare, anche dalla WADA, ma c’erano comunque delle complicazioni. Devo dire però che ho trovato una grande serenità da parte del team».

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«Il torneo era all’orizzonte, la competizione si avvicinava, ma non c’era fretta negli allenamenti. C’era molta ludicità, si dava spazio al gioco, al punto. Ci scaldavamo sempre con un po’ di calcio-tennis. Facevamo una sessione al giorno, lui lavorava tantissimo in palestra: un grande lavoro atletico. Tennisticamente colpivamo tante palle, qualche spostamento, cura dei dettagli: la smorzata, qualche uscita. Niente di astruso o particolare, tutto molto tranquillo. Devo dire che Jannik l’ho trovato mentalmente sereno e rilassato».

 

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