Awoniyi è finito in coma per colpa della regola del fuorigioco che non ferma l’azione (Telegraph)

"E' una regola pensata per proteggere gli arbitri e non i giocatori. Non è il primo che si fa male inutilmente"

Awoniyi

Nottingham Forest's Nigerian striker #09 Taiwo Awoniyi (C) and Leicester City's Argentinian midfielder #40 Facundo Buonanotte (L) collide in the post of the goal during the English Premier League football match between Nottingham Forest and Leicester City at The City Ground in Nottingham, central England, on May 11, 2025. (Photo by JUSTIN TALLIS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos or 'live' services. Online in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No video emulation. Social media in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No use in betting publications, games or single club/league/player publications. /

Se Taiwo Awoniyi è finito in coma farmacologico (a proposito, si è fortunatamente svegliato) è sì perché è andato a schiantarsi su un palo, ma anche per colpa della regola un po’ infame del fuorigioco che non ferma l’azione quando dovrebbe. Insomma, quasi quasi, per il Telegraph andrebbe indagato il guardalinee. “La regola deve essere cambiata – scrive Jason Burt – se anche Awoniyi avesse segnato, il gol sarebbe stato annullato perché nella fase preparatoria c’era un chiaro fuorigioco. Quello che gli è successo avrebbe potuto essere la conseguenza di qualsiasi incidente in qualsiasi partita. È un promemoria di quanto lo sport possa essere pericoloso. Ma il problema, in questo caso, è che era così facilmente evitabile”.

Il ragionamento dell’editorialista è semplice: “Il gioco non avrebbe mai dovuto spingersi fino a quel punto. Awoniyi ha dovuto subire un intervento chirurgico d’urgenza e poi essere indotto al coma farmacologico. Per cosa? A causa dei protocolli post-Var dell’International Football Association Board, pensati per proteggere gli arbitri, piuttosto che i giocatori. Per paura di commettere un errore, piuttosto che prendere la decisione giusta”.

“Anthony Elanga era chiaramente in fuorigioco e avrebbero dovuto fischiarlo subito. Forse in situazioni difficili è una regola comprensibile, ma esiste una soluzione ovvia: alzare la bandierina solo se il giocatore è palesemente in fuorigioco. In caso di dubbio, tieni la bandierina abbassata. Se l’assistente arbitrale non è sicuro, nessun altro può esserne certo. Il problema è quando un giocatore corre e tutti sanno che è in fuorigioco. Abbiamo tutti sentito i lamenti allo stadio quando accadono incidenti del genere. Vediamo persino giocatori esitanti: indecisi se continuare, indecisi se fare un fallo, e a volte lo fanno senza convinzione, aumentando il rischio di farsi male“.

La paura di commettere un errore prevale sulla necessità di garantire la sicurezza dei giocatori. Perché non prendere una decisione e affidarla alla tecnologia è più facile che doverla prendere e affrontare le conseguenze di un errore. Perché le autorità proteggono più se stesse che i giocatori”.

Awoniyi peraltro non è l’unico giocatore ad essersi infortunato a causa di questa regola. “L’anno scorso, il Manchester City ha perso Ederson in uno scontro con Sean Longstaff del Newcastle United dopo una fase di gioco in cui il centrocampista era chiaramente in fuorigioco. Tre settimane prima, John Stones del City si era infortunato al piede dopo uno scontro con Beto dell’Everton. Anche in questo caso, l’attaccante era in fuorigioco, ma non c’era la bandierina alzata”.

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