Il Napoli avrebbe dovuto raccontare che il sostituto di Kvara (e non solo) l’ha preso in estate, non trincerarsi dietro la frase di Manna “non rispettano i nostri parametri”

I fatti prima delle opinioni
Cominciamo dai fatti, un’idea sempre piuttosto interessante quando si tratta di giornalismo (persino quello sportivo). Fatto numero uno: il Napoli ha ceduto Khvicha Kvaratskhelia e l’ha sostituito con Noah Okafor un calciatore dal valore assoluto (e quindi anche percepito) lontano da quello dell’attaccante georgiano. Fatto numero due: ancora prima che avvenisse la successione sul mercato, Khvicha Kvaratskhelia era già stato sostituito con David Neres calciatore arrivato in estate come integrazione al georgiano e a Matteo Politano. E che ha avuto un buonissimo impatto sulla Serie A: i risultati e la classifica di Serie A, in questo senso, sono abbastanza eloquenti.
Fatto numero tre: secondo le indiscrezioni di mercato trapelate nelle ultime settimane, il Napoli ha trattato l’acquisto di Alejandro Garnacho, Karim Adeyemi e Allan Saint-Maximin e non è riuscito a concludere queste operazioni. Fatto numero quattro: Antonio Conte e Giovanni Manna sono andati davanti ai giornalisti, sostanzialmente, a dire che «il Napoli ha vissuto una sessione di mercato difficile».
Ripetiamo: questi fatti che abbiamo citato sono verificati e verificabili. C’è solo una differenza: le indiscrezioni di mercato sulle trattative del Napoli possono essere solo presunte. Cioè devono essere considerate vere fino a dove arriva la credibilità di chi le ha raccontate in un certo modo.
Il vero problema del Napoli
In virtù di tutto questo, si potrebbe dire che il vero problema del Napoli è il modo in cui è stato raccontata questa sua sessione di mercato. Nel senso: Fabrizio Romano, Gianluca Di Marzio e tutti gli altri giornalisti/insider riportano delle notizie che scovano – o che ricevono – attraverso i procuratori, i dirigenti, i mediatori. Fanno, insomma, un lavoro legato a ciò che trapela dalle loro fonti. A ciò che le loro fonti fanno trapelare, quindi vogliono far trapelare.
Non c’è niente di male, non c’è niente di sbagliato o di scorretto. Ma anche qui restano i fatti: gli operatori di mercato del Napoli e/o gli entourage dei calciatori contattati dal Napoli, non importa chi, hanno fatto uscire delle notizie. Notizie che i tifosi leggono e interpretano e quindi pesano secondo la loro testa. E che alla fine non vengono mai confermate né smentite dagli stessi dirigenti. Perché, come si sentiva dire Lino Banfi/Oronzo Canà ne L’allenatore nel pallone, nel calciomercato è tutto segreto.
Ecco, forse sarebbe il caso di rivedere un po’ questo assioma. Visto che nel calciomercato non è più tutto segreto, visto che Fabrizio Romano e Gianluca Di Marzio e compagni sono delle agenzie stampa specializzate aperta 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, forse sarebbe meglio esporsi in maniera diversa. In maniera più chiara, più diretta. E questo compito, nel caso del Napoli, spettava e spetta a Giovanni Manna, Aurelio De Laurentiis, Antonio Conte. L’ordine in cui abbiamo messo questi tre nomi non è assolutamente casuale.
Le parole di Manna
Intendiamoci subito, prima di cominciare. Le parole dette da Manna («Abbiamo vissuto una sessione di mercato difficile») sono pregne di realismo, anche di buon senso. Ma non sono state quelle giuste per difendere il Napoli dalle critiche per il suo calciomercato, sia da parte dei giornalisti che da parte dei tifosi. Molto semplicemente: il diesse del Napoli avrebbe potuto dire/spiegare che la richiesta del Manchester United per Garnacho era troppo alta, che gli agenti dell’esterno argentino hanno giocato al rialzo sull’ingaggio, che era stato e sarebbe stato difficile far quadrare gli interessi di Fenerbahce, Al Ahly e Napoli, i tre club coinvolti nella trattativa per Saint-Maximin.
Oppure ancora, molto meglio, avrebbe potuto dire la verità su Noah Okafor. Perché è impossibile, veramente impossibile, credere e pensare che l’operazione per l’attaccante del Milan sia stata messa in piedi il penultimo giorno di mercato. Il Napoli, il Milan e Okafor si parlavano da giorni, se non da settimane. Perché il Napoli sapeva quanto fosse difficile chiudere l’affare Garnacho e/o l’affare Saint-Maximin.
Quello che vogliamo dire è che Manna sarebbe potuto andare dai giornalisti a dire che «il Napoli ha altri obiettivi». Alludendo a Okafor, o comunque a un calciatore alternativo a quelli di cui si è parlato nelle ultime settimane. Oppure, tenendo un approccio comunicativo più forte, avrebbe potuto dire che «il Napoli non cede ai ricatti del mercato»: una frase fatta che spara nel mucchio dei procuratori, dei dirigenti delle altre società, senza colpire nessuno in maniera diretta. Parlare di «parametri da rispettare», farlo in quel modo, dire certe parole dopo aver detto che «abbiamo vissuto una sessione di mercato difficile» non è stata una scelta furba.
Il punto, il cuore della questione, è che Manna è il volto del Napoli. Rappresenta la società, deve spiegare il progetto, deve rassicurare i tifosi attraverso i media. Il fatto che domani andrà in conferenza stampa, proprio per parlare di com’è andato il mercato, è piuttosto significativo. Significa che forse c’è margine per recuperare alle ingenuità che ha commesso – ovviamente parliamo sempre dal punto di vista comunicativo.
De Laurentiis, gli investimenti, i tifosi, la squadra
Anche Aurelio De Laurentiis potrebbe/avrebbe dovuto guidare in maniera diversa tutto il processo. Certo, come detto ha delegato a Manna il ruolo di volto del Napoli. E il suo silenzio, da questo punto di vista, è molto più apprezzabile dei disastri dialettici fatti nel corso della stagione 2023/24. Come ha scritto anche Calcio & Finanza, c’è da considerare che l’arrivo di Conte ha portato un cambio di paradigma: il presidente, ovviamente attraverso il bilancio del club, ha deciso di investire tanto su giocatori dall’anagrafica e quindi dall’impatto economico diversi rispetto a quelli acquistati in passato (si pensi a McTominay, a David Neres, a Spinazzola). E ha deciso di investire tanto alla viglia di una stagione priva degli introiti della Champions League.
Ecco, spiegare – o far spiegare – questo aspetto avrebbe potuto schiarire un po’ le menti dei tifosi. Che, dal loro osservatorio inevitabilmente ristretto, credono (semplicisticamente) che i soldi incassati dalla cessione di Kvara non siano stati reinvestiti. Non è così, sono stati già investiti prima. Per Buongiorno, per McTominay, per David Neres, ecc. Questi investimenti, di fatto, hanno permesso a Conte di avere una squadra potenzialmente già pronta per occupare le prime posizioni. Anzi, in questo momento la classifica dice addirittura che il Napoli è primo in classifica, quindi in lotta per lo scudetto.
Certo, anche il tifoso in qualche modo deve essere compreso. Perché, come detto in apertura, i fatti restano fatti: Kvaratskhelia è andato via e il suo rimpiazzo è Noah Okafor. Come dire: chi non mastica di bilanci – e non c’è motivo per cui un operaio, un commerciante o un medico debbano farlo – si attiene a questo “scambio” e non può essere soddisfatto. Il Napoli, per dirla brutalmente, ne esce indebolito. Il punto, però, è che De Laurentiis potrebbe dire – o anche far dire, non è questo il punto – che lavorare sul calciomercato significa potenziare o comunque integrare la squadra per quelle che sono le esigenze tecniche. Non per soddisfare i desideri dei tifosi.
Antonio Conte
Qui, in questo punto, subentra Antonio Conte. Che, in qualche modo, ha fatto da eco a quanto detto da Manna. Solo che c’è una bella differenza: al di là della personalità e del modo di commentare le vicende del calciomercato, Conte ha un ruolo diverso. È un allenatore, una figura inevitabilmente transitoria che, a pensarci bene, ha quasi il dovere di pensare e agire nell’immediato. In modo da vincere subito, adesso, a maggior ragione quando il Napoli è primo in classifica.
E allora le sue parole sul «fare le cose perbene», non affidandosi ai «giovani di prospettiva» devono essere considerate come delle conseguenze inevitabili agli eventi accaduti. Perché Conte è troppo intelligente per non sapere che il Napoli è e resterà un club di passaggio. Ma deve anche pensare a un futuro – vicino o lontano che sia, non importa – in un altro club. Per lui, insomma, vincere (subito, adesso), è l’unica cosa che conta. E deve veicolare questo messaggio.
Anche perché, tornando ai fatti già elencati in precedenza, lo stesso Conte sa benissimo che un grande sostituto di Kvaratskhelia – Garnacho, Chiesa, Saint-Maximin, Zaccagni o chi per esso – sarebbe stato un colpo prima mediatico che tecnico. Il Napoli ha scelto David Neres come erede del georgiano, a inizio stagione era lungo in attacco (in rosa, come esterni offensivi, c’erano Kvara, Politano, David Neres, Ngonge e e potenzialmente anche Raspadori, oltre agli adattabili Spinazzola e Mazzocchi) e lo è ancora adesso con Okafor. Certo, adesso la qualità delle alternative è chiaramente scesa – almeno in teoria, in attesa di capire qual è il vero stato di forma dell’ex Milan. Ma resta il fatto che qualsiasi altro giocatore preso al posto di Okafor, almeno inizialmente, si sarebbe accomodato in panchina.
Il senso di un grande investimento
Torniamo al discorso precedente, quindi: Garnacho, Saint-Maximin o Zaccagni sarebbero stati dei giocatori presi per rimpiazzare il ricordo di Kvara. Da qui la domanda: avrebbe avuto senso fare un grosso investimento ora, adesso, solo per assecondare questo bisogno puramente emotivo? Chissà, non avremo mai una risposta certa e definitiva. Poi è chiaro, anche l’entusiasmo può essere un propellente. Di certo è un sentimento che regala più benessere rispetto al malcontento, alla critica perenne. Ma un club di calcio, che di fatto è un’impresa privata, non è detto che debba ragionare in questo modo.
Paradossalmente, almeno secondo chi scrive, avrebbe avuto più senso fare uno sforzo in più per lavorare di prospettiva. Per prendere Comuzzo e continuare a costruire il futuro. Ma se le trattative si sono arenate per la richieste alte della Fiorentina, come abbiamo letto, si ripresenta di nuovo lo stesso dubbio: se Rrahmani e Buongiorno sono e saranno intoccabili da qui a fine anno, naturalmente salvo infortuni, avrebbe avuto senso spendere 40 milioni ora per un’alternativa? Il Napoli può permettersi questo tipo di operazioni? Non è così irragionevole pensare che no, non sarebbe stato il caso.
Conclusioni
In attesa della conferenza stampa di Manna, che magari potrebbe cambiare gli scenari, la realtà è che il Napoli non ha saputo gestire bene la sua comunicazione. Il club ha fatto delle scelte, se vogliamo anche rischiose e impopolari, ma soprattutto non le ha motivate e argomentate. Si è fatto travolgere da notizie e ricostruzioni inevitabilmente parziali e quindi di parte, inevitabilmente semplicistiche e quindi vicine al pensiero basico dei tifosi. Che, per carità, vanno sicuramente rispettati. Ma possono essere anche guidati, nel senso di istruiti, quando si tratta di rimettere insieme i pezzi e gli avvenimenti.
Poi certo, ci sarebbero da fare altri mille discorsi: un rapporto più stretto con grandi dirigenti e/o procuratori internazionali – Jorge Mendes? Rafaela Pimenta? – avrebbe potuto dare al Napoli una rosa più ampia. Si potrebbe parlare delle lungaggini burocratiche che caratterizzano le negoziazioni contrattuali tra De Laurentiis e i calciatori. Si può discutere – certo che si può – sulla tendenza, da parte del presidente, a tirare molto la corda in fase di trattativa. Ma il nocciolo di tutta questa storia è sempre lo stesso: il Napoli fatica tremendamente a raccontarsi e a farsi raccontare in modo lineare, completo, senza filtri.
Fatica quando fa i passi giusti, figuriamoci quando commette delle ingenuità o degli errori. E in una condizione del genere, a volte, neanche i fatti e la classifica riescono a mettere le cose a posto.