Alla Gazzetta: «La maggioranza dei giocatori ritiene che ci siano stati favoritismi. O tutti i casi sono trasparenti fin dall’inizio, o tutti privati fino al loro esito»

Dal torneo di Doha, dove nel primo turno affronterà Berrettini, Djokovic parla (ancora) di Jannik Sinner e del suo accordo con la Wada. Lo fa in una intervista rilasciata alla Gazzetta.
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Djokovic: «La maggioranza dei giocatori ritiene che ci siano stati favoritismi»
Novak, la prima testa di serie del torneo doveva essere Jannik Sinner, che però è stato squalificato tre mesi…
«Sinner è innocente, come è innocente la Swiatek, perché questo è stato dimostrato, a meno che in futuro non emergano altri elementi. Però le loro vicende non hanno dato una bella immagine del nostro sport, questo è sicuro. La maggioranza dei giocatori con cui ho parlato nello spogliatoio, non solo negli ultimi giorni, ma anche negli ultimi mesi, non è contenta del modo in cui è stato gestito l’intero processo e ritiene che ci siano stati favoritismi. Sembra quasi che si possa influenzare l’esito di un procedimento per doping se sei un giocatore di alto livello, se puoi permetterti i migliori avvocati e quant’altro».
Ma le regole dell’antidoping dovrebbero proteggere di più la privacy dei giocatori o la trasparenza di tutto il procedimento?
«Beh, dobbiamo scegliere. L’incoerenza è qualcosa che frustra tutti i giocatori. È come se si trattasse ogni caso individualmente o indipendentemente, che è quello che sta succedendo. E allora non c’è trasparenza. A volte in un caso puoi avere una grande contaminazione, in alcuni casi ne hai una più piccola, come è successo con Sinner. Ma il problema è che in questo momento c’è una mancanza di fiducia generale da parte dei tennisti nei confronti di Wada, Itia e dell’intero processo. Quindi, o concorderemo che tutti i casi saranno trasparenti fin dall’inizio, tutti saranno tenuti privati fino al loro esito: è importante aprire la discussione».
Ma a quasi 38 anni, dove si trova la motivazione per rimanere al top?
«Amo l’adrenalina della competizione e cercare di fare la storia dello sport che amo. Quindi, voglio vincere, mi piace la sensazione di competere in campo. Sento ancora i crampi allo stomaco prima di ogni partita. Sono stressato, sono nervoso, sono eccitato ed è un buon segno perché vuol dire che mi interessa ancora quello che faccio. E spero sempre di essere un’ispirazione per le generazioni più giovani».