A Chi: “Vagnozzi a Malaga non è potuto essere presente, ma mi ha detto: ‘Filippo, Jannik viene da solo, ma sono tranquillo perché ci sei tu'”.

Filippo Volandri ha vinto due Coppe Davis, di fila. Roba da festeggiare facendo il giro di campo per dare il cinque al pubblico, come quando fece fuori Federer al Foro Italico nel 2007 (anche se lo svizzero era molto bendisposto a lasciare Roma il prima possibile). “Ricordo bene quel giorno, ma allora non potevo immaginare come sarebbe andata. Quando smisi di giocare nel 2016, Angelo Binaghi mi chiese che cosa volevo fare da grande. Io risposi che non mi sarebbe dispiaciuto, quando Corrado Barazzutti avesse lasciato l’incarico, di fare il capitano della squadra di Davis”, racconta a Chi (ripreso da Dagospia).
“Lui mi rispose che era prematuro, ma mi propose di seguire il settore tecnico maschile, che doveva essere ristrutturato. Si trattava di un incarico più manageriale che tecnico, ma alla fine accettai. Quel settore fu un po’ il nostro vivaio. Ho visto crescere Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego, che erano dei ragazzini. Poi sono arrivati Jannik Sinner, Flavio Cobolli, Matteo Arnaldi”.
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Ovviamente Volandri ammette che “avere a che fare con il numero uno del mondo è tutta un’altra storia. Io adotto una comunicazione diversa a seconda di ciascun giocatore della squadra. Jannik ha bisogno di poche indicazioni, ma super precise; Matteo necessita di una comunicazione un po’ più ampia, Musetti ha bisogno invece di tante, tante parole. Avere iniziato con loro questo lavoro anni fa, mi ha facilitato il compito. Dato che li ho visti giocare dall’età di 17 anni per me non è così strano ritrovarmi in panchina seduto accanto a dei campioni come il numero 1 del mondo, il numero 17, il 35 e così via”.
Poi il racconto del rapporto coi giocatori prende una piega un po’ caricaturale. Volandri dice che “rispetto a una volta, nel settore tecnico è cambiato il fatto che oggi includiamo gli allenatori dei giocatori. Stessa cosa in Davis, sono il primo che oltre ai ragazzi, invita anche i loro coach, ed è importante che ci siano. Simone Vagnozzi a Malaga non è potuto essere presente, ma mi ha detto: “Filippo, Jannik viene da solo, ma sono tranquillo perché ci sei tu”.
Ah, come farebbe Sinner senza Volandri…