“Ormai se non hai una tua esultanza brevettata non sei nessuno, tra poco si faranno pagare i diritti d’immagine”

Il Real Madrid ha vinto, con il Siviglia. E ha così “rinviato l’ennesimo scioglimento del club delle duemila crisi al minuto. La vita prende molti giri ma meno di quanto pensiamo, e talvolta basta solo per fermarsi allo stesso numero”.
Ma prestazione a parte El Paìs analizza uno strano fenomeno: “il brevetto di brand per i festeggiamenti dei gol. Tutti ne hanno già uno. Rodrygo fa un gesto con la mano sul viso, che è quello che facciamo quando balliamo canzoni irriproducibili due o tre volte all’anno. Mbappé incrocia le braccia. Vini ne sta provando una in cui si copre gli occhi e spara (nessuno ancora lo ha definito provocatore: balla, cattivo; apre il fuoco sul pubblico, elegante). Brahim fa un gesto ironico del “chissà” o “eccomi” che aveva quasi dimenticato ma Mbappé glielo ha ricordato. E Bellingham lo conosciamo già: il più iconico e imponente, dietro Cristiano Ronaldo”.
“Il fatto – scrive El Paìs – è che la cosa ci sfuggirà di mano (Dani Olmo ha registrato presso l’Ufficio per la Proprietà Intellettuale dell’Unione Europea la sua celebrazione di puntare l’orologio che ha al polso, quindi ogni volta che vogliamo sapere l’ora dovremmo pagarlo) e in ogni partita tutti vorranno sfoggiare la loro ultima tendenza celebrativa, non escludiamo nemmeno che si faranno pagare per farlo”.
A questo punto si pone un problema di egoismo, ma “il problema sarà risolto quando i giocatori cominceranno a festeggiare i propri assist, magari festeggiandoli con più euforia dei gol”.
“Sì, è esagerato. Ma che incubo adesso sopportare gli attacchi d’ingegno di chi segna un gol e non sa saltare alzando le braccia, o correre come un matto senza sapere cosa fare, perché non è di moda. Reagire come un bambino (senza piani, spontaneità, follia assoluta) è sempre di moda”.