Intervista alla Süddeutsche: “Quest’anno, col Napoli decimo, si è visto quanto fosse stato importante Spalletti per lo scudetto”

No, Giorgio Chiellini non è più dalla nostra parte. Non in campo, almeno. Arrivano gli Europei, e lui ora vive a Los Angeles. Commenterà il torneo che ha vinto da protagonista assoluto da remoto, per un’emittente statunitense. Il 14 luglio, esattamente un mese prima del suo 40esimo compleanno, tornerà a Berlino dove vinse il Mondiale del 2006. La Süddeutsche Zeitung l’ha intervistato.
Dice che l’Europeo di tre anni fa “è il ricordo più bello di tutta la mia carriera. Sicuramente siamo stati anche un po’ fortunati. Penso ancora che meritassimo di vincere il torneo. Anche Spagna e Inghilterra avrebbero potuto vincere, sì. Ma dall’inizio alla fine del torneo non ho visto una squadra che avesse la consistenza che avevamo noi”.
“Fondamentalmente eravamo una squadra a cui piaceva avere la palla. Verratti, Jorginho, Insigne, Barella erano tutti giocatori tecnici e di grande qualità. Sapevamo anche difenderci quando necessario e siamo stati capaci di farlo quando un avversario come la Spagna in semifinale era più forte di noi in possesso di palla. Ma quella era la grande eccezione. Gli spagnoli avevano il 70% di possesso palla e Dani Olmo era quasi inarrestabile. Mamma mia! Mamma mia! Sembrava che non avremmo mai più preso la palla… Ma io ero nel mio habitat naturale, come un pesce nell’acqua. Alla fine il calcio è segnare gol. Non si vince con il possesso della palla”.
Mancini è andato in Arabia Saudita… “Questo è stato del tutto inaspettato per me e per tutti gli altri. Dopo la fallita qualificazione ai Mondiali qualcosa si è definitivamente rotto. E anche se non possiamo guardare nelle teste degli altri: ha preso una decisione che noi professionisti possiamo comprendere. In fondo siamo sud europei e ci piace sempre polemizzare su tutto”.
Tonali e Fagioli, gli scandali. Chiellini è ecumenico, figurarsi: “Mi dispiace un po’ per entrambi: affrontare un problema così grande in così giovane età non è facile. E sono bravi ragazzi. Hai commesso un errore e ci sono limiti che non possono essere oltrepassati. È anche vero che gli errori si pagano. Ma spero che loro e la società imparino le giuste lezioni. Perché non dobbiamo dimenticare: è un problema sociale quello di cui stiamo parlando”.
Spalletti? “È sempre stato all’avanguardia come allenatore. È un piacere ascoltarlo parlare di calcio. È sempre stato un allenatore di altissimo livello e lo ha dimostrato in tutti i suoi incarichi: allo Zenit San Pietroburgo, alla Roma, all’Inter e agli altri suoi club, ottenendo sempre grandi risultati. Il titolo con il Napoli è stato per lui come lo smalto della sua carriera. E in questa stagione, con il Napoli solo decimo, si è visto quanto fosse importante per il Napoli e quanto Spalletti ci fosse nel Napoli campione”.