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Perché Ngonge non gioca?

Si tratta di un calciatore che ha tecnica, è giovane, ha gamba, salta l’uomo, vede la porta. Eppure per lui sono pochi ritagli di partite

Perché Ngonge non gioca?
Ci Napoli 17/02/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Genoa / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: esultanza gol Cyril Ngonge

Non far giocare Ngonge è uno dei più inspiegabili misteri del Napoli di quest’anno.

Si tratta di un calciatore che ha tecnica, è giovane, ha gamba, salta l’uomo, vede la porta (nei primi due spezzoni di partita disputate con la nostra maglia ha segnato due gol, anche se uno gli è stato tolto per una ininfluente deviazione di un avversario).

In seguito è stato inserito, qualche volta, solo per pochi minuti, a fine partita (una volta addirittura al 91′ con soli due minuti ancora da giocare).

Ed è ancora più inspiegabile il fatto che l’identico comportamento nei confronti del calciatore è stato messo in atto da due allenatori – Mazzarri e Calzona, i due che hanno avuto il giocatore a loro disposizione dopo il mercato di gennaio – due allenatori diversissimi tra di loro per schemi, metodi di allenamento e interpretazioni del gioco, ma accomunati, e inflessibilmente, da un’unica idea: “Ngonge non deve (quasi) giocare”.

È vero che in questa malaugurata stagione anche altri calciatori della rosa hanno subìto, o quasi, lo stesso trattamento (vedi Lindstrom o Natan), ma si tratta, in questi due casi, di calciatori che hanno comunque avuto più occasioni di mettersi in mostra, deludendo, però, le aspettative.

Al contrario di Cyril il quale, nei pochi minuti giocati, ha sempre dimostrato di poter essere realmente d’aiuto alla causa del Napoli, specialmente in una zona del campo, l’attacco, dove difficilmente si riesce ad essere incisivi.

Ora, io non ho accesso alle dinamiche e ai segreti dello spogliatoio (sì, perché lo spogliatoio c’entra e come), per cui posso soltanto esprimere delle mie, e assolutamente personali, ipotesi su quello che potrebbe essere successo:

  1. Ngonge, da buon belga, pretendeva che i contorni, a mensa e nelle cene sociali, fossero, sempre e soltanto i cavoletti di Bruxelles.

Ciò aveva indispettito, e non poco, gli altri membri della rosa, in special modo gli scudettati della scorsa stagione i quali, col pieno sostegno di Mazzarri prima e di Calzona poi, hanno risposto con comprensibile indignazione: “Non se ne parla nemmeno!”

  1. Ngonghe, durante un allenamento, ha apostrofato Raspadori, per un banale contrasto di gioco, con un secco “Ti faccio bianco”.

La cosa non è piaciuta ai compagni di squadra, in primis agli scudettati della scorsa stagione, che hanno immediatamente espresso la loro solidarietà al povero Jack, così come non è piaciuta, a Mazzarri prima e a Calzona poi, i quali sono stati, inoltre, costretti ad allontanare dal campo il belga per dieci giorni.

  1. Ngonge ha avuto degli inspiegabili scatti d’ira urlando nei confronti dei compagni i quali, primi tra tutti gli scudettati della scorsa stagione, continuavano a chiamarlo Ngonge: “Non mi chiamo Ngonge! Mi chiamo Ngonghe con la g dura, non Ngonge con la g dolce!”

A questo disperato grido identitario, gli altri rispondevano sempre con un indisponente e provocatorio: “E che sarà mai…”

Tutto ciò permetteva, a Mazzarri prima e a Calzona poi, di prendere da parte Cyril e spiegargli: “Vedi, tu non riesci ad integrarti con la squadra. Come facciamo a farti giocare?”

Oddio, mi rendo pienamente conto che queste mie ipotesi sono, forse, un po’ fantasiose.

Ma sono costretto, comunque, a formularle per attribuire un minimo di razionalità e credibilità a comportamenti altrimenti inspiegabili.

Se qualcuno ha contatti con fonti più attendibili delle mie – ed è probabile, in quanto io non ho nessuna fonte e posso solo affidarmi alla fantasia e, un po’, alla logica – mi tenga informato.

Gliene sarei molto grato.

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