Szczesny il Woody Allen del calcio: in tv disse: “devo guadagnare molto per non fare poi l’opinionista»
Il ritratto de La Stampa: suona il pianoforte, scrive canzoni per la moglie, si diletta in architettura e fa sapiente uso dell'ironia

Mg Reggio Emilia 23/09/2023 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Juventus / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Wojciech Szczesny
Szczesny il Woody Allen del calcio. Su La Stampa un bel ritratto del portiere della Juventus, mai banale nelle sue dichiarazioni.
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. In eterno equilibrio sopra la follia e potendo sfruttare una straordinaria vena ironica, Wojciech Szczesny è uno dei segreti dell’imbattibile difesa bianconera.
Da 540 minuti la Juventus non concede reti agli avversari.
Pure contro la Fiorentina è stato decisivo, neutralizzando il tiro di Gonzalez e la punizione di Biraghi nel primo tempo, e alla fine ha pure scherzato sull’assedio viola. «Questa unione del gruppo ha fatto la differenza perché abbiamo passato dei momenti difficili, circa 89 minuti…».
L’esperienza all’Arsenal gli ha regalato un impeccabile humour inglese, spesso utilizzato per sdrammatizzare o per dire scomode verità («se io faccio tante parate non è un buon segnale della nostra prestazione»).
Potrebbe anche smettere per coltivare i suoi interessi: suona benissimo il pianoforte (ha anche scritto alcune canzoni della moglie-cantante Marina) ed è appassionato di architettura («Compro almeno una casa all’anno: ne studio ristrutturazione e arredamento»), ma potrebbe servire anche a Woody Allen. «Il mio miglior amico nel calcio un giorno mi ha detto che quando giochi devi cercare di guadagnare più soldi possibile – ha spiegato recentemente -, in modo da non dover andare in televisione quando smetti». E il tutto durante un collegamento tv, dopo una partita della juve, con ex calciatori ospiti in studio a fare gli opinionisti. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
QUANDO DISSE CHE NON GLI PIACE FARE IL PORTIERE
«La prima volta che ho indossato i guanti ero molto giovane, avevo 3-4 anni, è stato con mio papà: non mi piaceva per niente. Non mi piace ancora. Giocavo sempre con mio fratello, facevo l’attaccante: ma ero una punta scarsa, alta, che non controllava la palla. Dopo qualche mese l’allenatore è stato molto onesto con me e mi ha detto: ‘Guarda, sei alto, tuo padre è un ex portiere: prova in porta’. Ci ho provato ed è andata bene».
Szczesny parla del suo modo di intendere il ruolo di portiere.
«Non c’è un modo corretto di fare il portiere, quindi non ho mai guardato un altro portiere per seguire le sue parate. Tante volte guardo i portieri avversari per dare dei consigli ai miei compagni, ma mai per seguire il lavoro che fanno loro».