Spalletti, finalmente un ct che non si trincera dietro l’alibi della mancanza di attaccanti (Il Giornale)
Ha promesso di trovarne a sufficienza. Va ricordato che a Berlino, nel 2006, il Mondiale arrivò grazie ai gol di qualche difensore

Newly appointed Italy's national football team head coach Italian Luciano Spalletti looks on during a press conference at Coverciano training ground in Florence on September 02, 2023. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)
Ieri il nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana, Luciano Spalletti, è stato presentato in conferenza stampa. Un uomo felice e un italiano completo, lo definisce Franco Ordine su Il Giornale, elogiando Spalletti per aver rotto con il passato e per aver abbandonato l’alibi fatto proprio dai suoi predecessori, ovvero il continuo richiamo all’assenza di attaccanti validi per la Nazionale. Bisogna ricordare, scrive Ordine, che il Mondiale del 2006 l’Italia lo ha vinto grazie ai gol di qualche difensore.
Ordine scrive:
“Non ci vuole molto per capire che Luciano Spalletti, da ieri mattina, è un italiano felice, un italiano completo. È come se avesse ottenuto, alla bella età di 62 anni, con la maturità piena dell’anagrafe e della conoscenza professionale, certificata dallo scudetto a Napoli una sorta di investitura universitaria”.
È sembrato avere le idee chiare, fin dalle prime convocazioni per la sua Italia. E soprattutto non sembra voler inventare nulla di nuovo per stupire.
“Ha idee chiare e sa benissimo a quale indirizzo rivolgersi, senza avere la pretesa – o la presunzione – d’inventare convocazioni pittoresche (esempio: Pafundi) con l’intento più di stupire la platea giornalistica che di ‘scoprire’ un talento trascurato”.
Soprattutto, Spalletti non piange come chi lo ha preceduto, scrive Ordine.
“Infine c’è l’aspetto più interessante di tutti ed è quello psicologico. Il nuovo ct non si è diretto al muro del pianto per lamentare l’assenza di grandi attaccanti, argomento sventolato come una sorta di alibi, qualche volta autentico, qualche volta strumentale, dai suoi predecessori. Ha promesso, ispirandosi a Marcello Lippi la cui carriera somiglia molto alla sua (grande ‘gavetta’ in provincia prima di arrivare alle panchine doc e alla Nazionale), di riuscire a trovarne in numero sufficiente per centrare gli obiettivi. A Berlino 2006, bisognerà ricordarlo alla generazione Z, il mondiale arrivò con i gol di qualche difensore (Materazzi nei tempi regolamentari e Grosso all’ultimo rigore in finale)”.