A Sportweek: «Ho scoperto che bisogna stare attenti ai sogni perché poi si realizzano. A Boston mi sono sentito un giocatore Nba, ho coronato quel sogno»

Gigi Datome ha dato l’addio al parquet ma non al basket. A 35 anni farà il dirigente dell’Olimpia Milano. L’intervista a Sportweek:
«Ora è piacevole svegliarsi alla mattina senza dolori. La prova del nove sarà più avanti nella stagione. Emotivamente, l’ho realizzato quando ho sentito l’inno nazionale prima dell’ultima partita al Mondiale contro la Slovenia. Ho pensato che da giocatore non l’avrei più ascoltato e ho pianto».
Ha giocato per il Scafati basket dal 2006 al 2008:
«Lì è dove ho investito su me stesso. Ho iniziato a capire il valore del lavoro extra, approfondendo i fondamentali prima e dopo l’allenamento della squadra, come mi ha suggerito Andrea Paccariè che era assistente allenatore. In quel periodo ho costruito la mia etica del lavoro».
Poi Roma e Detroit dal 2013:
«Ho scoperto che bisogna stare attenti a quello che si sogna perché poi si realizza. Giocavo poco, ne ho approfittato per accrescere la forza mentale e ho investito sul lavoro extra per essere pronto per altre sfide. A Boston i ricordi più belli. Ai Celtics mi sono sentito un giocatore Nba e ho coronato quel sogno».
Poi il ritorno in Europa. Prima al Fenerbahce dove finalmente sono arrivati i trofei, e poi all’Olimpia Milano. Dovunque sia andato, Datome ci ha lasciato un pezzo di cuore e su Scafati dice:
«Da lì ho vissuto tutta la Campania, terra bellissima e di grandi sentimenti. Napoli, la Costiera Amalfitana, la campagna».
I due posti del cuore però sono Istanbul e Milano:
«A Istanbul mi sono innamorato. Affascinato dal mix di culture tra Occidente e Oriente. Come a Roma, ci ho lasciato un pezzo di cuore. A Milano il primo anno, con la pandemia e il coprifuoco, è stata solo casa e palestra. Nella seconda stagione è nata mia figlia Gaia, quindi sono stato molto a casa. Nella terza e ultima ho iniziato a scoprire la città dei grandi eventi, i concerti, il teatro, le presentazioni dei libri che amo tantissimo. Una città che è stato un bene non frequentare da più giovane, rischia di travolgere».