A Sette: «Uno che già guadagna tanto però ne ha bisogno? I sardi? Sono come gli inglesi: se sei al ristorante ti lasciano mangiare tranquillo».

Sette, settimanale del Corriere della Sera, intervista l’allenatore del Cagliari, Claudio Ranieri. Racconta la sua vita nei luoghi in cui lo porta la sua professione.
«Credo sia il carattere, mio e di mia moglie. Ci piace stare nel cuore delle città, viverle, conoscerle. Ci piace vedere gente, scoprire luoghi, musei, chiese. Ristoranti. Non sto rinchiuso dentro casa, esco come un normale cittadino. Vado anche a fare la spesa con mia moglie».
Un professionista del calcio in Gran Bretagna vive una vita normale, non è inseguito e assillato. A Cagliari è altrettanto facile?
«Ma sì. Vado in giro, al supermercato, al ristorante. La mentalità sarda e la mentalità inglese sono simili, sa? Sia qui che là, se sei al ristorante, ti lasciano mangiare tranquillo. Tutt’al più, quando ti alzi, qualcuno viene a chiederti una foto, e lo chiede per favore».
Ranieri parla dei punti di contatto tra inglesi e sardi. Lo stoicismo, l’ironia.
«E la riservatezza. Anch’io sono uno cui piace stare in disparte, farsi i fatti suoi. Ecco perché in Inghilterra e in Sardegna mi trovo così bene».
Cosa pensa di tutti quelli che, per soldi, stanno correndo in Arabia Saudita? Ranieri:
«Bisogna distinguere. Ci sono giocatori che, arrivati a una certa età, pensano: ho davanti pochi anni di carriera, non sono più quello di prima, magari mi mandano via… Se uno punta a un miglioramento economico, quindi, ci sta; prima era la Cina, ora l’Arabia Saudita. Uno si rilassa, gioca a tennis o a golf, poco stress. Certo, uno che già guadagna tanto, ne ha bisogno?».
C’è una differenza tra il tifo per il Leicester o il Fulham, e il tifo per una squadra come il Cagliari?
«I tifosi inglesi riempiono gli stadi, dovunque, sempre e comunque. Noi siamo entusiasti se le cose vanno bene. Se vanno male aspettiamo che passi la nottata».
Una caratteristica unica, invece, dell’amore per il Cagliari?
«Noi non siamo la squadra di una sola città, siamo la squadra di un’intera regione. Di un’isola. Lo ripeto spesso ai giocatori. Non devono dimenticarsene mai».
Terminerà la carriera qui?
«Sì, molto probabilmente il Cagliari sarà la mia ultima squadra. Mi piace proprio come storia. Iniziare e chiudere qui. In Sardegna».