Mancini: «Avevo detto a Gravina di eliminare la clausola sul licenziamento, altrimenti mi sarei dimesso»

A Libero: «Il 7 agosto gli ho fatto mandare un messaggio da mia moglie, che segue i miei contratti. Ha risposto di no, non ho avuto scelta».

Under 21 Mancini

Enschede (Olanda) 18/06/2023 - Nations League / Olanda-Italia / foto Image Sport nella foto: Roberto Mancini

Non solo Corriere dello Sport e Repubblica, Roberto Mancini ha parlato anche a Libero. Nell’intervista al quotidiano esordisce dicendo che «lasciare la Nazionale è stato un gesto d’amore, non un tradimento».

Mancini commenta la decisione di dimettersi dalla Nazionale. Non c’entra solo l’ingerenza di Gravina nelle scelte relative allo staff, come ha spiegato chiaramente a La Repubblica, ma anche il rifiuto della Figc a eliminare la clausola che prevedeva il licenziamento in caso di mancata qualifica all’Europeo. Mancini racconta:

«Qualcosa ha iniziato a scricchiolare. Normale ciò avvenga dopo obiettivi mancati come la qualificazione ai Mondiali. Però fino a qualche tempo fa sentivo piena fiducia. Appena ho iniziato a percepire questa sensazione ho fatto una richiesta al presidente Gravina. Le dico precisamente quando: il 7 agosto. Questo per sgombrare il campo dalle voci di chi dice che le mie dimissioni sono piombate in federazione come un fulmine a ciel sereno».

Il 7 agosto cosa è accaduto? Mancini:

«Ho fatto mandare un messaggio al presidente Gravina da chi mi rappresenta legalmente e segue la mia contrattualistica, cioè mia moglie. In quel messaggio chiedevo se cortesemente poteva togliermi una clausola dal contratto».

Di quali clausola parla?

«La clausola che se la Nazionale fosse andata fuori dagli Europei mi avrebbe licenziato».

Aveva paura di non qualificarsi? Mancini:

«No perché abbiamo un gruppo forte anche se di tutti giovani. Ragazzi con un grande potenziale di miglioramento. Non avevo paura di mancare l’obiettivo. Semplicemente gli ho chiesto di poterla togliere per avere la possibilità di lavorare in modo più tranquillo. Per me non era importante la clausola quanto il gesto. Toglierla avrebbe rappresentato un passo nei miei confronti che avrebbe fatto capire che in me ci credevano ancora».

Aveva quindi detto quel 7 agosto in quel messaggio che se avessero mantenuto la clausola avrebbe rassegnato le sue dimissioni?

«Sì, lo avevo detto esplicitamente. Ho temporeggiato questi giorni perché speravo che quel passo venisse fatto. Ho sperato fino all’ultimo. E mai avrei lasciato la Nazionale. Mi hanno detto “no, non possiamo toglierla” e a quel punto non ho avuto scelta».

C’è qualche proposta sul tavolo? Mancini:

«Ce ne è più di una ma ad oggi nulla di concreto. Valuterò nelle prossime settimane».

C’è chi dice che avrebbe dovuto dimettersi prima.

«La cosa paradossale è che tutti quei giornalisti che fino a ieri speravano nelle mie dimissioni, oggi mi attaccano perché l’ho fatto. Fa parte del gioco. Conosco bene queste dinamiche. Perché dimettermi prima? È vero che abbiamo mancato un obiettivo importante ma non dimentichiamo che ci siamo qualificati alla Nations League in un gruppo con Germania, Inghilterra, Ungheria. I presupposti per andare avanti e fare bene c’erano tutti. Non dimentichiamo che la mia Nazionale detiene il record mondiale di imbattibilità di sempre: 37 partite».

Quale è stata la cosa che ha letto e l’ha ferita maggiormente dopo l’annuncio delle sue dimissioni? Mancini:

«Agli insulti sono abituato. Mi ha fatto male non leggere la verità. Perché vede, un conto è scrivere quello che è accaduto e un conto è andare oltre. E in troppi sono andati oltre».

A Mancini viene chiesto come si spiega il duro attacco della Gazzetta dello sport nei suoi confronti. Ieri la rosea gli ha dato del cinico.

«Perché la Figc credo che abbia accordi di sponsorizzazione con la Gazzetta. Non so se qualcuno si è preso la briga di parlare col direttore. Sono rimasto sorpreso anch’io».

Sente di dover ringraziare qualcuno? Mancini:

«Voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me in questi anni. Da Oriali che è stato un grande direttore sportivo a tutto il mio staff tecnico che ha lavorato con me. Grazie ai ragazzi che lavorano al magazzino dell’abbigliamento tecnico e tutte le persone di Coverciano. Grazie a tutti coloro che sono stati a stretto contatto con me e che sono stati meravigliosi. Mi dispiace molto leggere le cose brutte che scrivono anche perché la trovo una mancanza di rispetto per quello che di straordinario hanno fatto in questi anni».

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