A The Athletic: «Quando eravamo ragazzini bastava un campetto. Oggi è un altro mondo, giocano su PlayStation, ma va bene. Per loro è quasi realtà»

The Athletic dedica un approfondimento a Zinedine Zidane. Un inno al suo estro e alla sua creatività che con il pallone ha lasciato a bocca aperta avversari, compagni, allenatori e chiunque sia vicino al calcio.
Il quotidiano inglese ha avuto la possibilità di intervistare il francese campione del mondo nel 1998 e campione europeo nel 2000:
«In campo è tutto istinto. Non avevo rituali speciali. Non ho sentito la pressione. Ero semplicemente felice di essere lì in campo e di giocare davanti a 50 o 80.000 persone. Era il mio sogno da quando ero piccolo. Quando vedi migliaia di persone per te, ti dà nuova energia. È il bello dello sport, questa passione che esiste intorno al calcio».
Ora però l’età non permette più a Zidane di esprimersi come in passato, nemmeno quando gioca occasionalmente per divertimento. Oggi preferisce guardare le partite:
«Mi piace guardare tante partite, tanti giocatori. Cerco giocatori che possano crescere e avere successo. Ci sono molti giocatori che mi piacciono. Ma in generale quello che mi impressiona è la forma fisica necessaria ora. Le richieste sono di giocare ogni tre giorni. È diverso dalla mia epoca quando, se avevi un problema fisico, potevi compensare con la tua tecnica. Non è lo stesso. Devi davvero essere preparato fisicamente, un atleta di alto livello. Servono sia fisicità che tecnica».
Il francese si rende conto che il rapporto dei giovani con il calcio è cambiato. Prima si andava al campetto più vicino oggi ci siede davanti a una console:
«Quando eravamo ragazzini bastava un campetto, sul cemento, senza reti, giubbotti per i pali. Il calcio oggi è un altro mondo. La stessa passione, ma è uno scenario diverso. I bambini giocano su PlayStation e tu senti: “Oh, sono sempre sulla loro console!” Ma va bene. Per loro è quasi realtà. Quando giochi, hai quasi la sensazione di essere in campo. È solo un altro modo con cui i bambini si avvicinano».
Creatività e immaginazione, queste le qualità del gioco di Zidane. Ma l’immaginazione si può allenare?
«No. Per me l’immaginazione è istinto. Spesso ai giovani giocatori viene insegnato a tirare così, a passare così. Sono formattati. Oggi i bambini tra gli otto e i dieci anni dovrebbero giocare per divertirsi. A volte, devi mostrare loro piccole cose tecniche perché hanno bisogno di basi solide. Ma oltre a questo no. La loro immaginazione è proprio questo: deve essere istintiva. Devono divertirsi»