Guardiola è un genio che affina il talento dei suoi giocatori (Telegraph)

La falsa modestia di Pep su Messi e Haaland non regge. Lo dimostra il Chelsea, non basta mettere insieme una galassia di stelle per vincere

Guardiola Manchester City

Manchester City's Spanish manager Pep Guardiola celebrates with the winners' medal after winning the UEFA Champions League final football match between Inter Milan and Manchester City at the Ataturk Olympic Stadium in Istanbul, on June 10, 2023. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

La stampa inglese non può che elogiare Guardiola. Ieri sera il suo Manchester City ha battuto in finale di Champions League l’Inter di Simone Inzaghi. Le critiche a come gioca l’allenatore ex Barça, a come parla in conferenza stampa sono lontane anni luce.

Guardiola è riuscito finalmente ha conquistare la tanto desiderata Champions con il City, la prima nella storia del club. E gridare al genio adesso appare fin troppo facile. Tuttavia una riflessione del Telegraph può aiutare a capire perché effettivamente l’allenatore del City è “bravino”:

Guardiola merita molto di più che essere visto come la figura di spicco di qualche colossale progetto di vanità aziendale. Quando gli è stato chiesto di recente se poteva descrivere i segreti dei suoi successi da allenatore, ha scrollato le spalle: «Avevo Lionel Messi in passato. Adesso ho Erling Haaland». È un lampante caso di falsa modestia. Prendere semplicemente una galassia di stelle e sperare che si uniscano in campo non è una ricetta infallibile per la gloria, come il Chelsea ha dimostrato fin troppo vividamente. Ci vuole un genio tattico come Guardiola, che affini i talenti di ogni giocatore fino a farli brillare, per realizzare il piano generale“.

Niente da obiettare, almeno in teoria, con questo ragionamento. Il triplete del City è la naturale conseguenza di un processo iniziato diversi anni fa. E poco conta che dietro al City ci siano gli Emirati Arabi:

La conquista del premio finale da parte del City sottolinea semplicemente l’influenza trasformativa di Guardiola“.

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