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Sabatini: «Se la Juventus è sempre sulla graticola della giustizia, un motivo ci sarà»

Al Foglio: «Ci si mettono da soli. Il doping? Quando giocavo, ci iniettavano di tutto. Oggi è diverso, i calciatori hanno più consapevolezza, un’altra cultura»

Sabatini: «Se la Juventus è sempre sulla graticola della giustizia, un motivo ci sarà»
AS Romaís sporting director Walter Sabatini follows the training session of the team from a terrace, on the eve of the UEFA Champions League football match AS Roma vs Manchester City on December 9, 2014 at the Trigoria training ground in the outskirts of Rome. AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE (Photo by FILIPPO MONTEFORTE / AFP)

Walter Sabatini intervistato dal Foglio. Parla anche del doping e di Juventus.

La Juventus è nuovamente sulla graticola dei tribunali e della giustizia sportiva. Perché sempre e solo la Juve?

“Un motivo evidentemente ci sarà. Non sono altri uomini a metterli sulla graticola. Ci si mettono da soli”.

Lei è entrato a testa bassa nella polemica sul doping che in passato sarebbe stato utilizzato nel calcio…

“Non parlo di doping, perché non ho indizi e, tanto meno, prove di effetti dopanti. So, però, che c’era un uso dei farmaci per così dire allegro. I farmaci erano tanti e frequenti. Ci venivano somministrati durante la settimana e prima della partita. C’era un uso indiscriminato di farmaci e posso dirlo con cognizione di causa perché negli anni a cavallo fra il Settanta e l’ottanta io giocavo. La cadenza delle somministrazioni era quotidiana. Il neoton, i cardiotonici e quelli che i medici definivano ricostituenti. C’era di tutto”.

Pensa che il doping, o meglio quello che lei chiama abuso indiscriminato di farmaci, sia un fenomeno solo del passato?

“Sono cambiati i calciatori. Oggi, a differenza di un tempo, sanno proteggersi. Nessun calciatore attuale si fa fare un’iniezione intramuscolo a cuor leggero. Vogliono sapere preventivamente tutto del farmaco e molto spesso, nonostante ogni spiegazione e rassicurazione, non ci si riesce ugualmente. Un tempo i giocatori facevano tutto. Non serviva neppure il medico per convincerli. Bastava un semplice massaggiatore. Oggi i calciatori hanno un’altra coscienza, altri scrupoli e, diciamolo pure, un’altra cultura”.

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