Maksimovic contro Sarri: «Per vincere non puoi giocare solo con 12-13»

A Tmw.com: «Sarri è una persona un po' scaramantica, e non cambia quando le cose vanno bene. Lo vedevi anche nei cambi, erano sempre gli stessi e sempre allo stesso minuto»

Maksimovic

L’ex difensore del Napoli, Nikola Maksimovic ha rilasciato un’intervista esclusiva a Tuttomercatoweb. Maksimovic si sta allenando a Belgrado, in attesa di trovare una nuova squadra. Nella lunga intervista racconta il suo rapporto con Sarri.

Parla della possibilità di approdare alla Lazio, squadra oggi allenata proprio dal suo ex allenatore a Napoli:

«Già durante la stagione. Fu la prima squadra italiana a cercarmi dopo che si capì che non avrei rinnovato il contratto col Napoli. Proprio Simone in un pranzo con Immobile e Insigne chiese di me, a quel punto Lorenzo mi chiamò per dirmi che Inzaghi mi voleva e che c’era questa opportunità. Dopo un paio di settimane ospitammo a Napoli la Lazio e a fine partita entrai nello spogliatoio biancoceleste per chiedere informazioni. Parlai con Reina, con Milinkovic-Savic, tutti mi chiamavano per dirmi di andare… Però doveva chiamarmi anche qualche dirigente per dirmi qualcosa, altrimenti cosa avrei dovuto accettare?»

Non arriva alla Lazio proprio per via di Sarri:
«Ci conosciamo nell’estate 2016, io arrivo dal Torino l’ultimo giorno di calciomercato. Quindi non avevo fatto il ritiro e nei 20-25 giorni precedenti ero stato in Serbia perché per trasferirmi a Napoli dovevo fare questo, il presidente a Torino non aveva mantenuto la parola e io tornai a casa per forzare la mano. Arrivo e a quel punto oltre a rimettermi in condizione devo imparare la famosa linea difensiva di Sarri… Lui all’inizio mi dice: ‘A te serve tempo, vai piano, vai piano’. Ma poi il tempo passa, la squadra vince e le cose non cambiano. Sarri è una persona così, un po’ scaramantica, e non cambia quando le cose vanno bene. Lo vedevi anche nei cambi, erano sempre gli stessi e sempre allo stesso minuto».

Il secondo anno le cose non cambiano per Maksimovic che decide di parlare direttamente con il mister:
«In estate mi confrontai subito con Sarri e gli dissi: ‘Mister, io voglio giocare e forse è meglio che io vada in prestito. Ci sono Koulibaly e Albiol, lo capisco, però per me così è difficile’. Lui invece mi chiedeva pazienza, mi diceva che ero giovane. Ma su di me c’era pressione, c’era attesa: io mi ero trasferito per quasi 30 milioni di euro ed era difficile per me accettare quella situazione che non cambiò. Mi metteva una partita, col Crotone feci anche gol, ma poi non mi schierava per 7-8 partite. E così per 3-4 volte. Questo atteggiamento del mister non mi è piaciuto tanto e forse per questo non avevamo un rapporto buonissimo».

Durante la stagione dei 91 punti, a gennaio, Maksimovic va in prestito allo Spartak Mosca
«A me serviva continuità, sei mesi dopo c’era il Mondiale in Russia. Quindi parlai con Carrera che mi promise di farmi giocare tutte le partite: fu davvero un uomo di parola, andai in Russia e mi fece giocare 12 partite. Fossi rimasto a Napoli ne avrei giocata una…».

Tuttomercatoweb rilancia:

“Sarri oggi dice: ‘Questo Napoli è più profondo come rosa rispetto al mio’. Però dal tuo racconto traspare che anche lui non aveva intenzione di dare spazio a tutti”
«Ha sbagliato troppo da questo punto di vista. Per vincere lo Scudetto, per ottenere qualcosa di importante non puoi giocare solo con 12-13 giocatori come faceva lui, devi utilizzare tutta la rosa. Sarri è un bravissimo allenatore, uno dei migliori con cui ho lavorato. Ho imparato tantissimo soprattutto sulla fase difensiva, ma se utilizzi solo 12-13 giocatori, gli altri cosa pensano? Così si crea un’atmosfera negativa. Chi ogni giorno non giocava era arrabbiato con lui e non ero solo io, ce n’erano tanti altri. E’ stato il suo limite, non riuscì a sfruttare la rosa per ottenere qualcosa di importante e vincere lo Scudetto. Adesso è un’altra storia: parlando coi giocatori si vede, Spalletti cambia spesso e giocano anche i giovani che lo scorso anno non erano nemmeno in Serie A. Spalletti riesce a coinvolgere tutto il gruppo che è poi ciò che ha fatto anche Ancelotti, anche se in quel momento la Juventus era troppo forte, non si poteva far nulla».

Il difensore continua:
«Guarda Elmas: ora entra dalla panchina e risolve le partite, Zielinski sente la fiducia e quando sente la fiducia gioca benissimo. Queste sono cose che la gente non vede ma io le so, li sento i miei ex compagni: con Zielinski ho giocato cinque anni, con Elmas due. Un giocatore quando si sente importante è felice e anche se gioca 10-15 minuti li sfrutta. Con Sarri invece non era così, quando entravi 10-15 minuti pensavi: ‘Va bene, ora entro ma tanto non cambia nulla’».

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