Avrebbe dovuto ricordare a Lautaro le gerarchie. Prendersi la responsabilità di togliere quel rigore dai suoi piedi “insicuri” ed affidarlo alla certezza Lukaku

L’episodio che molto probabilmente ha cambiato la partita dell’Inter a La Spezia è il rigore sbagliato da Lautaro. Da lì in poi l’Inter, compreso Inzaghi, si è innervosita, divisa fra la paura di un’altra sconfitta e la voglia di fare risultato. Ha prevalso la prima, ma quell’episodio è la fotografia della condizione dell’Inter.
Ne parla la Gazzetta dello Sport:
“Lautaro stavolta ha tradito il suo allenatore. Non per cattiveria, non per presunzione. Semplicemente perché in quel momento voleva assumersi ancora la responsabilità e inaugurare una nuova stagione per l’Inter lontano da Milano. Certo, sbaglia solo chi ci prova, chi si assume le responsabilità. Ma qui il problema è diverso, stavolta Lautaro non doveva presentarsi dal dischetto perché non era lui l’uomo incaricato“.
Il rigorista dell’Inter è Lukaku, se in campo, poi Çalhanoğlu e infine Lautaro. Ieri sera in campo il belga c’era e nella vana speranza di incrociare lo sguardo del compagno argentino, lo ha visto prendersi il pallone finché l’arbitro non ha confermato il rigore.
“E basta leggere l’incredibile striscia di Romelu all’Inter per spiegare il perché: 14 gol su 14 tentativi, una sentenza per gli avversari”.
E qui entra in gioco il ruolo di Inzaghi:
“Perché dalla panchina non sono arrivate segnalazioni diverse? In campo, la questione è stata subito chiara, anche perché l’arbitro Marinelli ha perso diversi minuti prima di andare al monitor per concedere il sacrosanto rigore. Inzaghi dalla panchina non ha proferito parola. Ecco, in un periodo così delicato, in un momento in cui ti giochi parte del tuo futuro, forse serviva un segnale forte“.
E ancora:
“Simone avrebbe dovuto richiamare Lautaro e ricordargli le gerarchie. Prendersi lui la responsabilità di togliere quel rigore dai piedi “insicuri” di Lautaro, per affidarlo alla certezza Lukaku. Lautaro e Inzaghi lo hanno rifatto: uno ha preso la palla, l’altro non lo ha richiamato. E ora tutti si leccano le ferite“.