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Mammucari: «Quando raggiungi la fama per i parenti diventi un bancomat» 

Al Messaggero: «È scontato dover aiutare tutti. Devi sempre dare ed essere a disposizione. E poi ci sono i social, dove tutti possono dire qualsiasi assurdità».

Mammucari: «Quando raggiungi la fama per i parenti diventi un bancomat» 

Il Messaggero intervista Teo Mammucari. Martedì sera torna a condurre Le Iene con Belén Rodriguez, su Italia 1.

Quanto ha pagato la fama?

«Tanto. Raffaella Carrà, con la quale giocavo a carte a casa sua, mi diceva che le persone si vedono nel momento del successo non del bisogno. E aveva ragione. A un certo punto la gente intorno a te sparisce e quando ti rivede dice: “Non ti ho chiamato perché non ti volevo disturbare”. Ma che amico sei se pensi di disturbare?».

E i parenti? Mammucari:

«Lasciamo stare. È scontato dover aiutare tutti. Devi sempre dare ed essere a disposizione. Diventi un bancomat. E poi ci sono i social, dove tutti possono dire qualsiasi assurdità: Mammucari è cattivo, è cinico, parla male di quello, pippa la cocaina… Una volta in un bar uno sconosciuto mi ha preso per un braccio minacciandomi perché aveva letto chissà cosa. L’ho fatto scappare. Non sono mica Cristiano Malgioglio».

Cosa c’è voluto per arrivare fin qui?

«Tanto lavoro. Il successo è guadagnare con il lavoro che amo, cosa che mi riusciva anche quando facevo quattro serate al mese in un cabaret. Per me, del resto, la regola del gol di rimpallo è sacra. Bisogna farsi sempre trovare
sotto la porta. Una volta, invitato al matrimonio di un caro amico, mi sveglio con la febbre alta e gli dico: “Scusa, ma vengo alla cerimonia e poi torno a letto”. In chiesa non si respirava dal caldo, durante la cerimonia glielo dico al prete – altrimenti sarei svenuto – e davanti a me si gira Maria De Filippi, che non conoscevo e non sapevo fosse lì, e mi dice: “Quanto sei scemo”, e si mette a ridere. Poi me ne vado a casa e dopo venti minuti lei mi chiama e mi offre di fare Tu Sì Que Vales. Secondo me non mi avrebbe mai preso se non mi avesse visto in quel modo e non avesse visto che sono uno normale che scherza sempre».

È vero che nel 2002 Baudo le promise il “Dopofestival” di Sanremo e poi lo fece il giornalista Rai Francesco Giorgino? Mammucari:

«Baudo, per me un mito, mi convocò per comunicarmi che l’avrei fatto io. “Diamoci la mano”, mi disse, “e non dirlo a nessuno”. Io andai in vacanza alle Mauritius e quando tornai non ci fu verso di parlargli. Sparito. Poi annunciarono Giorgino e Baudo, a chi gli chiedeva di me nelle interviste, diceva: “È Mammucari che si è proposto”. Ci rimasi malissimo. Mi servì per capire che in questo mondo si chiacchiera tanto».

E lei che fa?

«Io vengo dalla strada. Certe cose non le faccio. Sono cresciuto in collegio. Eravamo quattro figli, i miei si separarono, e non c’erano soldi a sufficienza».

Cosa salva di quell’esperienza? Mammucari:

«Tutto. Ho toccato il fondo e ho vissuto momenti terribili, ma so che tutta quella sofferenza mi ha aiutato ad accettare il brutto e il bello della vita. Io per i primi 35 anni ho avuto la parte peggiore e dopo la migliore. Ma non mi chieda i particolari perché è roba passata e non mi va di ritornarci».

A chi deve gratitudine?

«A chi mi ha ringraziato per quello che faccio e ai miei nemici. Per esempio, ricordo che mio padre, mio zio e mio fratello maggiore mi dicevano: “Dove credi di andare? Sei il figlio di un pavimentista, la conosci la canzone uno su mille ce la fa?”. Ecco, quelle cattiverie mi hanno dato forza».

Ha ancora rapporti con loro?

«Non è importante. Con la fama, l’ho detto prima, non sei più una persona, tutto è dovuto».

 

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