Su La Stampa. È il miglior complimento che gli si possa fare. Ha una cifra identitaria che riesce a coniugare l’estetica e la sostanza. Ha forza mentale e si diverte

Basta col giochino del “a chi assomiglia questo Napoli“: è semplicemente unico, non assomiglia a nessuno. Anzi, “a nisciuno”. Lo scrive, su La Stampa, Gigi Garanzini.
“C’è chi rivede tracce del miglior sarrismo, cioè quello napoletano, chi estrapola qualcosa di Klopp e qualcos’altro di Guardiola. Più varie ed eventuali. È scattato insomma il giochino che da sempre accompagna, e insieme celebra, l’approdo alla ribalta di una vera, grande squadra. A chi somiglia questo Napoli, chi ricorda Osimhen, qual è tra i tanti protagonisti il giocatore che non può mancare? Detto che le squadre di Spalletti a calcio hanno sempre giocato, e per esempio in due-tre stagioni romaniste molto ma molto bene, il miglior complimento possibile è che questo Napoli non assomiglia a nisciuno”.
Ha qualcosa di tante altre squadre, sia di oggi che del passato, ma, aggiunge Garanzini,
“ha innanzitutto una sua cifra identitaria che riesce a coniugare il bello e il pratico, l’estetica e la sostanza. Se sotto tortura dovessi fare un nome, scomoderei quello di Osvaldo Bagnoli. Per il rispetto delle vocazioni prima e la capacità di assemblare al meglio poi”.
A inizio stagione, dopo le illustri cessioni sul mercato, nessuno considerava possibile che il Napoli arrivasse tra le prime quattro, compreso Garanzini, per sua stessa ammissione. Vero è che il campionato è ancora lungo, ma la partita contro la Juventus di venerdì, offre alcuni spunti di riflessione.
Innanzitutto, che nonostante sia andata sul punteggio di 2-1, la squadra di Spalletti è riuscita a ripartire con tutta la voglia di vincere, cosa che rappresenta un “segno di forza mentale” e poi che il Napoli del secondo tempo “ha dato da quasi subito, ben prima della manita finale, la sensazione di divertirsi giocando. Che è la cartina di tornasole delle grandi squadre“. Una squadra di caratura europea.
Ora bisogna mantenere i piedi per terra, scrive Garanzini, ma la quantità e la qualità della rosa permettono di sognare. E conclude:
“Così chiudiamo il giochino iniziale. Osimhen ricorda Osimhen perché un centravanti di quella potenza e di quell’agilità è un pezzo raro: anche di quel coraggio, visto che i connotati ce li ha già rimessi una volta e andando dentro a quel modo la maschera è una polizza relativa”.
Forse l’unico indispensabile, in questo Napoli, è Lobotka, “che ha in mano il telecomando del centrocampo e lo aziona come pochi“.