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Andare in scena con il Napoli che sta giocando contro la Juventus

“Due” urla Carlo il direttore di scena dalle quinte. “Due che? Due chi?” Chiedo. “Kvara”. E alla fine entro io ed esibisco la manita

Andare in scena con il Napoli che sta giocando contro la Juventus
Mg Napoli 13/01/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Victor Osimhen-Alex Sandro

FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 18° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2022-23

Come gli attori tifosi vivono una partita storica in palcoscenico.
(Ovvero: Quando il tifoso deve soccombere al teatrante da tournèe.)

Al Maradona in campo alle 20,45.
Al Fabbri di Forlì in scena alle 21.

Tutti pronti vestiti e truccati al calcio d’inizio.
Tutti accalcati nel retropalco davanti al cellulare appoggiato alla birretta appena svuotata.

Almeno un quarto d’ora di voluttà.
In un quarto d’ora i possono avere informazioni utilissime.
Come sta Kiarastella, ad esempio. Come sta Osi.

I due Stanno benissimo entrambi.
Semi rovesciata del gioiello georgiano, miracolo del portiere dalle mille consonanti.
Riprende di testa Osi micidiale.
Napoli in vantaggio.
Chi è di scena!

Che tormento.

Parascandalo, protagonista della piece, illustra le sue bizzarre teorie filosofiche a una donna Carmela che reagisce stizzita.

“Signorina Carmela assaggi questa insalata russa”.

“Due” urla Carlo il direttore di scena dalle quinte.
“Due” urlo d’istinto pazzo di gioia.
“Due che?!” strabuzza gli occhi Carmela – che poi è Salvatore, attore in travestì – un po’ interdetto.

“Due che? Due chi?” Chiedo in quinta.
“Kvara!”
“Ahhh! Due insalate russe, Kvara signorina Carmela. Stasera voglio esagerare!” abbozzo in delirio.
Applausi.

“Ha segnato Di Maria” sibila mesto Carlo da dietro.
“Ma Di Maria non serve a niente!” commento precipitosamente d’impulso.
E poi immediatamente correggo.
“Ehm! Volevo dire il denaro non serve a niente, cara signora Carmela!”.
“Diamoci appuntamento a fine partita! Ehm, cioè a fine spettacolo, cari spettatori, fra un’oretta circa. E vedrete che avevo ragione io!”.

Fine primo tempo.
Non in scena. In scena è un atto unico. E si prosegue.

Il pubblico ignaro si diverte e applaude alle battute dei personaggi che un po’ ha scritto Armando Curcio, un po’ le abbiamo reinventato noi.

Entra in scena il sarto che deve prendere le misure a Vincenzino.
Entra danzando e cantando “Tre son le cose che voglio da te, son tre” mentre agita la mano desta mostrando le tre dita.
Ha appena segnato il kosovaro.

Entra ora il padrone di casa agitando adesso quattro dita. Ed è accolto dai presenti con incontenibile euforia.

“A che servono questi quattrini” è per fortuna una commedia godibile e consente tutto. Anche l’entusiasmo fuori copione.

Entro alla fine io ed esibisco la manita.
È un delirio di felicità.
Lo spettacolo termina in un crescendo di ilarità e di applausi, per la gioia nostra e anche del pubblico letteralmente travolto da un’atmosfera di vitalità inverosimile.

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