Toscani e il razzismo verso Traoré: «Gli sportivi sono teste di cazzo, a parte Muhammad Ali»
«Non hanno neanche il coraggio di dire che sono gay, nessuno di loro è impegnato socialmente, politicamente. Hanno un cervello troppo piccolo».

Toscani e il razzismo verso Traoré: «Gli sportivi sono teste di cazzo, a parte Muhammad Ali»
Ieri Cherif Traoré, pilone del Benetton Rugby, ha denunciato sui social di aver ricevuto in regalo per Natale, da un compagno di squadra, una banana marcia in un sacchetto per l’umido. La squadra è stata riunita dalla dirigenza nel pomeriggio, dopo che la vicenda è finita anche sul Times, come l’ennesimo episodio di razzismo nello sport, e sono arrivate le scuse del compagno a Traoré. Luciano Benetton non ha voluto commentare, ma, scrive La Stampa, ha
chiamato direttamente Cherif Traorè e lasciato un messaggio sul suo telefono: «Non deve succedere mai più».
Anche perché la banana regalata a Traoré contraddice quarant’anni di campagne inclusive contro il razzismo portate avanti da Benetton e firmate da Oliviero Toscani. Il fotografo ha espresso la sua, puntando il dito contro gli sportivi. A La Stampa, ha dichiarato:
«Gli sportivi sono una massa di teste di cazzo, a parte Muhammad Ali. Non hanno neanche il coraggio di dire che sono gay, nessuno di loro è impegnato socialmente, politicamente… Mi stanno sui coglioni. Non possono fare altro. Hanno un cervello troppo piccolo, di grosso hanno solo i muscoli».
Anche il Corriere della Sera intervista Toscani. Il fotografo ribadisce il concetto.
«Sono solo una mandria di ignoranti, inutile girarci attorno».
Continua:
«Bisogna però sottolineare che non c’entra niente Benetton, quelli che hanno regalato la banana sono degli emeriti cretini come tutti gli sportivi. Mi dica una frase intelligente detta nella storia da uno sportivo al di fuori di Mohamed Alì? Non ragionano mai».
A Toscani fanno notare che il rugby si è sempre contraddistinto per un ambiente nobile e con sani valori. Lui risponde:
«Sono anche loro dei deficienti tatuati. L’unica cosa che sanno fare è mettersi l’inchiostro sulla pelle e andare dal
parrucchiere. Nient’altro».
Le fa effetto che a 30 anni dalle sue campagne contro il razzismo succedano ancora episodi così?
«Mi fa arrabbiare e sicuramente Luciano Benetton è incazzato quanto me. È una persona civile e sarà furibondo.
Sono amareggiato che ciclicamente avvengano fatti simili ma confermo che gli sportivi sono degli stupidi e non è vero che la palla ovale è un ambiente esente da queste situazioni».
Cosa si può fare ancora per arginare il problema?
«Perché i popoli e le persone diventino civili ci vorranno anni e non so se ne verremo mai fuori. Io 30 anni fa ho sollevato il problema perché mi ero accorto che il razzismo era molto presente ma non è cambiato niente».
Un messaggio per i giovani?
«Che studino e cerchino di abbassare la loro ignoranza anziché andare al bar a bere. Invece di pensare ai muscoli che si facciano una cultura».