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La Juventus è in vendita? Le voci da Londra hanno una logica, a Exor non rende (Corsport)

L’analisi di Giudice: non è più un’azienda di famiglia e non ha un progetto. Exor deve giustificare ai propri azionisti la presenza della Juve

La Juventus è in vendita? Le voci da Londra hanno una logica, a Exor non rende (Corsport)
Db Torino 20/10/2018 - campionato di calcio serie A / Juventus-Genoa / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-John Elkann

La Juventus è in vendita? Non ancora ma le voci da Londra hanno un senso e lo spiega l’economista Giudice sul Corriere dello Sport.

Juve in vendita? Normale che quanto accade alimenti voci di ogni tipo. L’ultima arriva da Londra ma i contorni sono ancora vaghi. Meglio ragionare sul momento del club, capire se abbia senso valutarne la cessione in acque così agitate.

Se per molti tifosi è la cosa più normale del mondo considerare la Juve di proprietà degli Agnelli, le logiche finanziarie suggeriscono altro. Exor è una holding quotata, ha fondi e investitori istituzionali come azionisti di minoranza e un flottante scambiato sul mercato. Controlla aziende tra cui Ferrari, Stellantis, Cnh Industrial, Iveco, Louboutin, Gedi: un portafoglio da 36 miliardi di cui Juventus rappresenta solo l’1,5%. Se Exor immobilizza risorse in una società, l’investimento deve rispondere solo a una logica: creare valore. Con questo criterio, in 13 anni ha moltiplicato per 8 il valore degli asset assegnando agli azionisti un rendimento del 17% annuo e battendo molti indici azionari globali.

Il piano industriale dell’azienda controllata deve contenere prospettive di ritorno sul capitale, altrimenti l’investimento non ha senso. Il giorno in cui tali prospettive non fossero chiaramente delineate, Exor dovrebbe vendere la Juventus e si tratta di capire se sia arrivato quel giorno.

Oggi la Juve capitalizza in borsa solo 680 milioni e non si comprende il suo progetto. Exor deve fare molto più che ricostituire l’organigramma societario: deve trovare una buona ragione per giustificare ai propri azionisti la presenza della Juve nel suo portafoglio. Trovare una mission al suo business, fissargli un traguardo e indicarne la strategia d’uscita: se vendesse oggi, questo lavoro lo farebbe il compratore.

La Juve vale più di 680 milioni perché la quota di controllo ha un premio sul valore del flottante ma il mercato del calcio, seppure appetibile per molti, è affollato da una massiccia offerta di brand i cui proprietari vogliono uscire. Liverpool e United in testa, ma anche l’Inter è in vendita e non sarà facile realizzare le ambizioni economiche di tutti. Se Exor uscisse oggi, otterrebbe un ritorno ancora molto soddisfacente ma il tempo è nemico del rendimento finanziario. Più un’azienda resta in portafoglio, più il capitale che vi è investito deve rendere.

Oggi la Juve è una storia affascinante: l’unico club posseduto, per oltre un secolo, dalla stessa famiglia. Ma Exor non è più un’azienda di famiglia.

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