Agnelli non si aspettava il tradimento di Elkann, era entrato in cda sicuro di sfangarla (La Verità)
Diceva: “Jaki non avrà il coraggio di frami fuori a inchiesta in corso”. Si sbagliava, l'ha capito in cda. Pare che nemmeno Nedved abbia votato per lui

Db Villar Perosa (To) 12/08/2018 - amichevole / Juventus A-Juventus B / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-John Elkann-Pavel Nedved
Andrea Agnelli non si aspettava di essere fatto fuori dalla Juventus. Lo scrive Gigi Moncalvo in un pezzo informatissimo su La Verità, in cui ricostruisce il cda. E il ruolo delle donne.
A guidare le operazioni è stata una donna. Si chiama Suzanne Heywood, è managing director di Exor e presidente di Cnh Industrial Nv. È la nuova luce della pupille di John Elkann. Sul sito della Juventus è indicata come «amministratore» (…) del club. In realtà da pochi mesi è il braccio armato di Jaky e plenipotenziaria per gli affari anche della Juve, che ormai era diventato un ex-assett.
Ex Mc-Kinsey, è anche membro del cda dell’Economist (di cui Elkann è editore).
È stata lei a costruire la trappola in cui è caduto Andrea Agnelli. Diciamolo subito: l’ex presidente della Juve non si è dimesso, è stato «dimesso», lo hanno costretto ad andarsene, si è trovato in minoranza nel consiglio (si parla di sei voti contro, un indeciso
a tutto, Pavel Nedved, e solo due a favore, lo stesso Agnelli e il suo fedele Francesco Roncaglio). Secondo una ricostruzione di buona fonte, l’ex presidente della Juve si era presentato pieno di certezze e sicuro di sfangarla un’altra volta. Contava sul fatto che il cugino John Elkann – il vero proprietario della Juve -, non volesse affondare il colpo decisivo. Si basava su questa errata
convinzione: «Fino a che non sarà terminata l’inchiesta della Procura della Repubblica, Jaki non avrà il coraggio di farmi fuori: sarebbe ingiusto e di cattivo gusto colpevolizzarmi e non credere nella mia innocenza fino a prova contraria e fino all’eventuale rinvio a giudizio o all’esito dell’eventuale processo. Sarebbe una sorta di dichiarazione di colpevolezza ancor prima del termine delle indagini».
E invece John non solo ha impugnato il «coltello» ma questa volta non è nemmeno andato, come all’inizio dell’estate scorsa,
alla Mandria chiamato da Allegra Agnelli, la vedova di Umberto, che era interceduta positivamente a favore del figlio Andrea il cui destino era già segnato.
Andrea non si sarebbe mai aspettato un «golpe» di questo genere. Era entrato in consiglio baldanzoso come sempre e sicuro di far approvare il suo piano («Nuovo progetto di bilancio») da inviare a Procura della Repubblica, Consob e Deloitte & Touche.
Possibile che Andrea non avesse capito che era riuscito ad accentrare e fare suo il settore tecnico-sportivo della Juve ma aveva consentito a John di avere in pugno la maggioranza del cda (almeno quattro membri su nove e altri due pronti a saltare sul suo carro) visto che è lui, attraverso la Exor, ad aver aperto e ad aprire il portafoglio ormai da cinque anni a questa parte?
E invece, racconta Moncalvo, dirette da Suzanne Heywood (con la regia di Elkann), una dopo l’altra Daniela Marilungo, Assia Grazioli Venier e Caitlin Mary Hughes hanno invertito la direzione del cda e della Juventus.