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Moniz l’allenatore che ha osato denunciare il razzismo in Ungheria: squalificato per un mese

È il tecnico dello Zalaegerszegi: «Ho chiesto all’arbitro di sospendere la partita per gli ululati razzisti, mi ha espulso. Mi rivolgerò alla Federcalcio europea»

Moniz l’allenatore che ha osato denunciare il razzismo in Ungheria: squalificato per un mese

L’olandese Ricardo Moniz, attuale tecnico dello Zalaegerszegi, è stato sospeso per un mese da tutte le attività sportive professionistiche legate al calcio dalla Federcalcio ungherese a causa della sua protesta contro il razzismo: sabato scorso, durante il match contro l’Honvéd, Moniz è infatti entrato in campo per parlare direttamente con l’arbitro a causa degli ululati razzisti rivolti ai suoi calciatori. L’arbitro l’ha addirittura espulso. Il suo club, ovviamente, l’ha difeso. Già pochi giorni prima – nella partita del mercoledì – l’allenatore olandese aveva riferito di essersi rivolto al quarto ufficiale di gara per lo stesso motivo: la risposta che aveva ricevuto era stata che gli arbitri “non avevano sentito niente” . Ora la situazione è completamente esplosa.

Il video:

Moniz è stato intervistato da Nrc.

«C’erano stati episodi razzisti – ha dichiarato – già durante la partita di coppa contro il Kazincbarcikai, mercoledì scorso. Anche allora dagli spalti proveniva il verso della scimmia. Mi sono avvicinato al quarto ufficiale, ma mi ha riferito di non aver sentito nulla. È assurdo: tutti potevano sentirlo! Tuttavia, evitai di insistere. Avevamo fatto sette ore di viaggio per giocare la partita e non volevo rischiare di saltare la partita successiva di coppa per colpa di qualche squilibrato. In quell’occasione, ho detto ai miei calciatori che sarebbe arrivato il momento in cui ne avrei avuto abbastanza…».

Ed è arrivato presto.

«Sabato, mentre giocavamo contro l’Honvéd, poco dopo l’esperienza di mercoledì. Ero furioso. Succede sempre la stessa cosa. Tutti sentono il verso della scimmia, tranne l’arbitro e gli assistenti. Fanno finta di non sentire. “Devono smetterla”, ho detto all’arbitro, che ha reagito indignato e che m’ha mostrato il cartellino rosso. I miei calciatori si sono immediatamente raccolti intorno a me. Hanno capito cosa stava succedendo, li avevo avvertiti».

Moniz si era già esposto su questi temi nel 2019, quando allenava l’Excelsior. Gli viene chiesto se i due episodi sono in qualche modo collegati.

«Non ci avevo pensato, ma credo che in effetti che sia così. Deve essere stato un fatto incosciente. Se hai avuto a che fare più volte con il razzismo, come allenatore o come giocatore, la rabbia cresce. E magari agisci più rapidamente».

Il clima in Ungheria.

«Non ho fatto niente di speciale, checché ne dica la gente. Anche il Primo Ministro Orbán, un grande appassionato di sport, ci ha riferito di sostenere il nostro messaggio. Ho sentito il nostro direttore tecnico al riguardo».

L’allenatore chiama l’arbitro per interrompere una partita a causa del razzismo: non succede molto spesso.

«Ribadisco: non ho fatto  niente di speciale. Come formatore, credo che faccia parte del mio lavoro. Il calcio è uno sport bellissimo: ruota intorno alla qualità e al carattere dei calciatori, non certo al loro aspetto o al colore della loro pelle. Il calcio può avere un impatto positivo sulla società: quando ero al Tottenham sono stato in zone povere di Londra dove i bambini dormivano con una palla. Il calcio è potentissimo nell’aggregare le persone, ma è necessario continuare a proteggere certi valori. Se gli allenatori dovrebbero seguire il mio esempio? Ognuno è libero di fare ciò che vuole. Faccio le cose col cuore, questo è il mio modo di essere».

La reazione alla squalifica (l’intervista è uscita prima dell’ufficialità della squalifica).

«Mi rivolgerò alla Federcalcio europea. Ma non voglio anticipare le cose. Questa è una questione complessa. Speriamo che il giudice faccia la cosa giusta».

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