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Il Napoli agli ottavi di Champions, tratta l’Ajax come una Nocerina qualsiasi

Dieci gol in due gare agli olandesi, ridotti a sparring da partitella infrasettimanale. Kvara devastante, Raspadori a 4 gol in tre partite europee. Si chiama potere, questo

Il Napoli agli ottavi di Champions, tratta l’Ajax come una Nocerina qualsiasi

Togliersi lo sfizio, il lusso, di non preoccuparsi. Di poter giocare due partite di un girone di Champions da qualificati agli ottavi, come prima solo nel 2011, 2016 e 2019. Stavolta non c’è brivido, non c’è l’ansia del dentro o fuori, magari contro il Liverpool. Una pace dei sensi inedita. Il punteggio pieno, la leggerezza. E poi questa cosa di usare l’Ajax manco fosse la Nocerina nella buonanima della partitella del giovedì… come si chiama questa cosa? Forza. Potere, forse. Consistenza. Quella che ti permette di segnare 10 gol in due partite ad una icona del calcio europeo. Di vincere 4-2 in casa, dopo aver dilagato appena una settimana fa in Olanda (come a tennis, quando si cambia campo ai dispari), disinnescando anche l’euforia di leggersi al mattino su tutta la stampa specializzata d’Europa: dall’incoronazione di Spalletti sulla BBC in giù.

Non c’è tema di smentita. Il braccino corto fa parte di un’altra era geologica, estinta a giugno. Il Napoli di questo inizio di stagione è gonfio, e strafottente. Gli bastava un punto per la qualificazione aritmetica, ma i conti li fa la serva quando puoi permetterti di dominare, e poi dettare i tempi della tua stessa superiorità. Com’era l’imperativo categorico degli ultras invasati? “Vincere!”. Questi non se lo fanno dire una volta, figurarsi due. Vincono, come fosse il più fisiologico dei destini di una rosa costruita ad arte per non arretrare mai. Lo fanno per automatismo.

Nemmeno tre minuti ci mettono, peraltro. Il tempo che si prende Lozano per accentrarsi da destra e appoggiare a Zielinski: il tocco a scavalcare l’intera linea olandese, il messicano la mette di testa nell’angolino. Perché sulla fascia opposta Kvara fa la calamita. Devasta il povero Jorge Sanchez. Dopo è uno spettacolo in replica ormai da due mesi: dribbling, strappi, sterzate.

Il secondo gol – è appena il 16′ – è un manifesto di futurismo napoletano: uno-due Olivera-Kvara. L’assist per Raspadori. Un controllo di destro, il tiro di sinistro dritto – non a giro, proprio dritto! – all’incrocio. C’è una campagna acquisti in tre tocchi. Per Raspadori è il quarto gol in tre partite di Champions. Quanto è durata la “scommessa” sui 35 milioni di euro investiti? E tutta la retorica sui “giovani” che devono guadagnarsi il posto? Il Napoli brucia tutto, è una scintilla. Una novità per la Champions, per la stantia Serie A è persino corrosivo.

L’Ajax fa il suo gol in apertura di ripresa (cross di Bassey dalla sinistra: bell’inserimento di Klaassen che svetta a centro area). L’altro lo farà su rigore (dubbio) all’80’. Ma è annichilito. Spalletti si gioca subito due cambi: uno per evitare danni peggiori a Zambo Anguissa, che si tocca una coscia; l’altro è un passaggio di consegne cui bisognerà abituarsi, tra Raspadori e Osimhen al rientro dall’infortunio.

Quando la Var consegna al Napoli un rigore per un fallo di mani in area, Osimhen dà il pallone a Kvara. Il quale la porta la sfonda. Non c’è accenno di cedevolezza, mai. Osimhen fa persino in tempo a mangiarsi un gol da un metro all’84’. Ma poi il suo gol lo strappa dai piedi dell’avversario. Letteralmente. Al 90′. Per controfirmare in calce il tabellino pure lui.

E’ una squadra a geometria variabile, quella di Spalletti. Che si adatta al momento come un panetto di Das. Ora tocca al contesto, all’ambiente, uniformarsi. Farsi trovare pronti a sopportare questa nuova “normalità”. Bisogna allenarsi, per abituarsi a questa manna.

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