Ha saputo ricostruire il gruppo dopo gli addii estivi e motivarlo. Il suo Napoli è intelligente e scaltro, capace di dominare e di gestire come le grandi

I risultati del Napoli, sia in campionato, dove mantiene il primato in classifica, che in Champions League, dimostrano che il gruppo di Luciano Spalletti
“è una squadra solida e prepotente in entrambe le fasi nonostante la profonda rivoluzione e il cambio generazionale”.
Lo scrive il Corriere dello Sport. Una squadra
“intelligente e scaltra, fisicamente straripante, affamata di gloria e tanto capace di dominare quanto di gestire e soffrire come fanno le grandi”.
E poiché nelle ultime quattro partite ha giocato senza neppure il suo centravanti per eccellenza, Victor Osimhen, allora si può dire che “il meglio deve (dovrebbe) ancora venire”. L’artefice di questo Napoli è il suo allenatore, Luciano Spalletti. Il quotidiano sportivo gli rende merito di aver inciso tecnicamente ma soprattutto di essere riuscito a costruito il gruppo mutilato dai grandi addii estivi sfruttando talenti e disponibilità.
“Dire che lui sia l’architetto e l’ingegnere di questo palazzo moderno pieno di specchi potrebbe anche suonare bene, perché no?”.
“Spalletti, però, non ha inciso soltanto tecnicamente: persi Ospina, Koulibaly, Mertens, Insigne e un bel po’ di esperienza e certezze, ha dovuto ricostruire il gruppo e soprattutto motivarlo. Certo, colpi nuovi come Kvaratskhelia, Kim, Raspadori e Simeone oppure fatti in casa come Lobotka, Zielinski e Anguissa lo hanno aiutato molto e lo aiuteranno, però non era facile rimettere insieme i pezzi e soprattutto migliorare: tutti motivati, tutti coinvolti, tutti pronti a dare il proprio contribuito a prescindere da presenze e contratti. Già: un anno fa, di questi tempi, si parlava soltanto di ingaggi e rinnovi e oggi invece si chiacchiera di calcio. Il simbolo? La lotta alla dicotomia titolari-riserve: la detesta, il signor Luciano. E i numeri e i minuti confermano le parole. L’unico titolare? Lui, l’allenatore”.