L’Avvenire spiega che il padellò ha successo perché «anche quelli scarsi si divertono», a livello amatoriale, infatti, il padel non richiede eccelse capacità tecnico-atletiche.
Da circa dieci anni, il padel è diventato uno sport molto richiesto e molto praticato, tanto che diverse strutture si sono riconvertite e hanno trasformato i campi da tennis in campi di pale. L’Avvenire parte da una battuta di Nicola Pietrangeli in una diretta Rai, «il padel è il trionfo delle pippe» perché «anche quelli scarsi si divertono», per provare a spiegare il motivo del successo di questo sport.
A livello amatoriale, infatti, il padel non richiede eccelse capacità tecnico-atletiche. Non servono le qualità fisiche necessarie a un tennista, non è necessario presidiare aree né sottoporsi a scatti improvvisi come nel calcetto, è più facile tessere relazioni sociali rispetto all’antiquato squash: due giocatori in coppia si dividono i cento metri quadrati dei due lati del campo, le racchette fanno anche simpatia perché riportano ai racchettoni da spiaggia, il resto sono servizi, risposte, rimbalzi, net
Va da sé che, assecondando lo spirito di questi tempi, se oggi non giochi allo sport che fa impazzire i Gianluca Vacchi (che non perde intervista per dire che vi dedica quattro ore al giorno) e i Totti, le Miriam Leone e le Vicky Varga o il poker della Bobotv, sei tagliato fuori. Come in una pubblicità di una vettura anni Ottanta, il padel piace alla gente che piace.
Il traino genera un giro economico vorticoso, al punto che diversi circoli sostituiscono i campi da tennis con quelli da padel (in uno dei primi se ne possono ricavare facilmente due dei secondi) più che raddoppiando gli incassi, al punto che un circolo con 4-5 campi può registrare tra i 3 e i 5 mila euro di prenotazioni al mese.