The Guardian: è un bene se Ronaldo lascerà lo United, è un’icona vecchia e anacronistica

Nessun allenatore che voglia giocare un calcio moderno può tenerlo, a parte Simeone o Ancelotti. Qualsiasi club per cui gioca sviluppa una dipendenza malsana. 

cristiano ronaldo

Db Manchester (Inghilterra) 20/10/2021 - Champions League / Manchester United-Atalanta / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Cristiano Ronaldo

La partenza di Cristiano Ronaldo sarà un duro colpo per il Manchester United, ma se il portoghese andrà via, il club avrà l’opportunità di ricostruirsi e tornare ad essere competitivo. Lo scrive Jonathan Wilson sul Guardian.

Qualsiasi allenatore dello United avrà a che fare con un dilemma: non si può giocare con Ronaldo e neppure senza. Lo disse già, ad un suo collega, Ralf Rangnick, quando è stato allenatore del Manchester United per due giorni.

La scorsa stagione ancora si è visto “qualcosa di vagamente glorioso in Ronaldo”, è apparso ancora in grado di cambiare la narrazione degli obiettivi futuri. Sembrava essere sempre lo stesso, anche se forse un po’ più lento, ma il suo corpo dimostra la dedizione di una vita. Il problema, però, sono stati quei momenti in cui invece non ha fatto la differenza.

“È bastato, forse, per convincere chi voleva crederci, ma Ronaldo nel suo secondo anno allo United ha avuto un apporto minore. Non c’è da vergognarsi: ha 37 anni, è ben oltre l’età in cui la maggior parte degli attaccanti ha deciso che la Premier League non fa più per loro”.

Più che altro, Ronaldo è una celebrità, una garanzia per la crescita del marchio. La notizia della sua volontà di lasciare il club è stata un colpo, ma

“sbarazzarsi di Ronaldo è probabilmente anche il passo più importante per ricostruire lo United. Erik ten Hag ha detto di voler lavorare con Ronaldo, ma possiamo tranquillamente presumere che fosse diplomatico. Se Ronaldo se ne andrà, liberando il budget e rendendo più facile imporre la filosofia del nuovo allenatore, sarà sicuramente un sollievo”.

Il Guardian continua esaminando il gioco di Ten Hag. E’ il classico allenatore dell’Ajax: gioca a calcio duro. A parte i difensori centrali, Ronaldo ha tentato meno pressioni di qualsiasi altro giocatore esterno nei primi cinque campionati europei la scorsa stagione. Questi due dettagli non possono andare insieme.

“C’è una disconnessione fondamentale che non può essere conciliata. Nessun allenatore che vuole giocare a calcio moderno può ospitare Ronaldo. Forse un allenatore più reattivo come Diego Simeone o un sussurratore alle stelle come Carlos Ancelotti potrebbero ottenere qualcosa da lui (anche se sospetto che la richiesta di sacrificio di Simeone creerebbe presto problemi), ma nessun allenatore pressante potrebbe farlo”.

E il problema non è solo questo.

“Ma non è solo una questione di stile. Ronaldo è così grande da far impallidire qualsiasi club per cui gioca. Anche il Manchester United è diventato l’FC Ronaldo. Tutto è amplificato su di lui. Ci sono numerose storie che raccontano che la scorsa stagione interrompeva gli esercizi fisici perché li trovava noiosi, insistendo sul fatto che la pratica dovrebbe essere divertente. Si è scontrato con Harry Maguire per il ruolo da capitano. Quando Rangnick lo ha lasciato fuori per il derby di Manchester, è tornato in Portogallo per le cure al flessore dell’anca e così, anche in sua assenza, la storia è diventata quella di Ronaldo. Qualsiasi club per cui gioca sviluppa una dipendenza malsana. È un marcatore brillante, quindi giochi con i suoi punti di forza in modo che possa segnare gol. Il problema è che finisce per minare lo schema generale di gioco, rende più difficile creare le strutture che diano controllo a una squadra e la squadra diventa prevedibile. Gli interventi da gol di Ronaldo hanno protetto lo United da una stagione ancora peggiore la scorsa stagione, ma se non fosse stato lì forse non ne avrebbero avuto bisogno”.

Per quanto possa essere imbarazzante, il fatto che Ronaldo abbia deciso di andarsene contiene già la soluzione al problema.

“La cosa positiva per Ten Hag è che la decisione è partita da Ronaldo, non è una decisione di cui l’allenatore sarà ritenuto responsabile. Ciò che conta ora è che l’addio arrivi il più rapidamente e nel modo più pulito possibile, in modo che si possa iniziare a costruire la nuova era senza la complicazione di un’icona invecchiata e anacronistica”.

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