Servono lavoro e umiltà. Ronaldo, ad esempio, lascia lo United perché uno come lui DEVE giocare la Champions, anche se non l’ha conquistata
Su La Repubblica, Gabriele Romagnoli commenta la surreale situazione per cui calciatori come Mertens, Neymar, Dybala e Cristiano Ronaldo rischiano di rimanere disoccupati.
“Loro sono ancora grandi e il calcio è diventato piccolo o è scoccata l’ora del ridimensionamento e, come si diceva dei cimiteri, anche le tribune sono piene di insostituibili? Non si è probabilmente mai vista una squadra così titolata di campioni in cerca di estimatore. Qualcosa è cambiato e sta andando storto, soprattutto per loro”.
Probabilmente sta esplodendo il sistema, scrive. Poi ci sono i cattivi consigli e l’arroganza dei campioni.
“Avere un agente in famiglia non è mai un grande affare”.
“A tradirli è però soprattutto la distratta arroganza, la convinzione fuori tempo che il talento conferisca l’immunità e non richieda comunque lavoro e umiltà”.
E fa l’esempio di Neymar e Ronaldo.
“Neymar che ogni anno all’arrivo del carnevale di Rio scompare colpito da una malattia immaginaria. Ronaldo che riceve sul suo yacht e butta a mare chi abbia l’ardire di proporgli uno spostamento verso il centro dell’area. Ora lascia il Manchester United perché uno come lui DEVE giocare la Champions, anche se non l’ha conquistata”.
E conclude:
“di certo pochissimi calciatori da soli valgono una squadra, nessuno vale l’intero gioco”.