Nella banca dati della Procura manca il profilo del broker per il raffronto. Secondo alcuni truffati, Bochicchio è ancora vivo

“A quasi un mese di distanza dall’incidente mortale sulla via Salaria di Roma non c’è ancora un certificato di morte che attesti il decesso di Massimo Bochicchio”.
Lo scrive La Verità, in un pezzo a firma di Alessandro Da Rold. Colpo di scena.
“a quanto risulta alla Verità non sarebbe stato ancora possibile effettuare l’esame del Dna sul corpo del broker di Capua, accusato di aver truffato vip, allenatori e calciatori per centinaia di milioni di euro. Secondo quanto ricostruito dal nostro giornale, infatti, in Procura erano convinti di avere già nelle banche dati il profilo di Bochicchio. In realtà non c’era. Così solo in questi giorni, con tutta probabilità la prossima settimana, saranno notificati al fratello Tommaso e alla madre dell’ex manager di banca, le richieste di sottoporli all’esame in modo poi da comparare le analisi con i resti carbonizzati rinvenuti sulla via Salaria”.
Il ritardo nel riconoscimento della salma, scrive il quotidiano, appare come inquietante. Mentre ancora non è chiara neppure la dinamica dell’incidente.
Nelle ultime settimane l’attenzione mediatica sul caso si è affievolita.
“Secondo alcuni truffati, Bochicchio sarebbe ancora vivo. Del resto fino a quando non ci sarà il certificato di morte, tutto è ipotizzabile”.