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Oltre La Capria: oggi è establishment una generazione di scrittori lontana dall’idea tradizionale di Napoli

I Disertori: Erri De Luca, Montesano, Franchini, De Silva, Arpaia, Cilento, Pascale. L’unico faro è stato Francesco Durante il Troisi della critica letteraria

Oltre La Capria: oggi è establishment una generazione di scrittori lontana dall’idea tradizionale di Napoli
Scrittore italiano Raffaele La Capria. Italian writer Raffaele La Capria

 

“La spigola, quell’ombra grigia profilata nell’azzurro, avanza verso di lui e pare immobile, sospesa, come un reattore quando lo vedi sbucare ancora silenzioso nel cerchio tranquillo del mattino (“Ferito a morte (Bompiani, 1961, Premio Strega)”.

Ho aperto Facebook e sono venuto a conoscenza che Raffaele La Capria non c’era più… Da ragazzi pensavamo che la letteratura fosse il nostro destino o che almeno ci potesse indicare una strada di verità parziale, visto che la politica e la Chiesa ci avevano deluso, pur noi essendoci formati in quegli ambiti. Erano anni in cui si andava in piazza con l’ultimo romanzo letto e lo si faceva girare tra gli amici, come quando scoprimmo “Nel corpo di Napoli” di Pino Montesano e non sapevamo come spiegarci che un simile affresco della pantagruelicità partenopea potesse essere stato pubblicato da Mondadori.

Ma se tu parlavi con un prof universitario Ordinario di Letteratura pareva ci fossero stati solo Michele Prisco, Raffaele La Capria e, ultimo, ma guardato con sospetto per la sua origine più provinciale, il grande Mimì Rea. Prisco ci sembrava un prezioso orologiaio della parola, ma una volta in margine ad una presentazione letteraria capimmo che non aveva più il polso della realtà; di La Capria avevamo letto “Ferito a morte” e ci era piaciuto: ma più che un romanzo sembrava una sceneggiatura di un film, con quell’immagine della spigola che aveva una visualità da kolossal. Mimì Rea lo avevamo letto con godimento: aveva una lingua sanguigna e lui era un personaggio al di fuori dei canoni.

Ma la mia generazione si chiedeva; ma a Napoli hanno smesso di scrivere e di leggere? Così i libri ce li andammo a cercare noi, che se aspettavamo gli Ordinari stavamo freschi: volevamo degli scrittori che parlassero della realtà e che ce la spiegassero con una lingua non banale: unico faro della critica per la mia generazione essendo stato Francesco Durante, che sta alla critica come Massimo Troisi è stato all’attoralità partenopea. La Capria intanto nuotava a Positano e continuava nella sua vita letteraria di false partenze colte e raffinate.

Nel 2000 organizzai una rassegna letteraria intitolata “Gli abusivi” dal titolo di Antonio Franchini “L’abusivo (Farfalle Marsilio)” ed invitai – il sottotitolo dell’epoca era “I neo-narratori napoletani under 40” – gli Erri De Luca, i Pino Montesano, gli Antonio Franchini, i Diego De Silva, i Bruno Arpaia, fino ai più giovani: Antonio Pascale ed Antonella Cilento… Una nuova generazione di narratori – “Disertori”; che rifuggivano da un’idea tradizionale di Napoli -, era nata ed ora è establishment nell’editoria, nei giornali, nella critica… Senza i Disertori non avremmo avuto i loro nipotini attuali: Valeria Parrella, Viola Ardone, Angelo Petrella, Lorenzo Marone. Fino ai nuovi germogli narrativi in fieri… La Capria narrava una Posillipo che rimaneva solo nelle etimologie e nelle frasi cesellate dai miti e da altre letterature e film. Che Dudù – comunque grazie! – possa avere il suo Paradiso dorato dopo che anche la sua vita è stata lunga e letterariamente preziosa.

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