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La mente di Salah: «Immagino prima le azioni, quando succede so già cosa fare. Ho imitato Phelps»

A France Football: «Faccio meditazione, ho tanti macchinari in casa, il corpo deve rispondere ai comandi. Si gioca troppo? Giocare una volta a settimana mi annoia»

La mente di Salah: «Immagino prima le azioni, quando succede so già cosa fare. Ho imitato Phelps»
Mg Milano 16/02/2022 - Champions League / Inter-Liverpool / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mohamed Salah

Splendida intervista di Salah a France Football. L’attaccante egiziano del Liverpool parla della sua cura (alcuni la definirebbero) ossessione per il corpo e anche per la mente. Mohamed Salah racconta che lo scorso anno, di fronte al mar della Grecia, si è chiesto cosa potesse fare per migliorare ulteriormente, per diventare il calciatore più forte del mondo e vincere il Pallone d’oro come Weah.

La scorsa estate, in vacanza in Grecia, sdraiato di fronte al mare, mi sono chiesto come diventare un calciatore migliore, il che è sempre più difficile perché ho costantemente due o tre difensori sulla schiena. Devo inventare nuovi modi per aprire il gioco davanti a me, trovare altri spazi… Questo vale anche per gli assist che sono molto importanti per me. Questa riflessione ha dato i suoi frutti, le mie statistiche sono migliorate.

Circa un anno e mezzo fa, ho avuto la possibilità di fare una chiacchierata con Arsene Wenger al Liverpool. Gli ho chiesto: Qual è la differenza tra un buon giocatore e un grande giocatore? Lui ha risposto: “La mente di un grande giocatore è sempre rivolta al gioco, solo al gioco, qualsiasi cosa accada.” Questa frase rimane radicata nella mia testa e la applico ad ogni partita. Non conosco nulla che possa turbare e avere un’influenza sulla mia partita.

È anche il risultato della meditazione?

La meditazione mi permette di mantenere la mia coscienza attenta su una cosa alla volta. Anche per questa intervista. Non importa quello che faccio, la mia attenzione è massima. Anche la meditazione mi rilassa, il che è utile visto lo stress cui siamo sottoposti per vincere tutti i trofei. Ho letto molto sull’argomento, ho guardato molti video. Cerco di meditare ogni giorno, dieci o venti minuti, a casa, da solo.

Sei anche un fan della visualizzazione (pratica di gestione dello stress, ndr). Ce lo spieghi.

È un’abitudine subentrata dopo qualche anno, in seguito all’incontro con un campione di cui preferisco non fare il nome. Lui mi ha esaltato i benefici della visualizzazione. Sono immediatamente andato su YouTube e mi sono imbattuto in interviste con il nuotatore Michael Phelps (23 medaglie d’oro alle Olimpiadi). Mi ha affascinato. Ha descritto come la visualizzazione aveva trasformato la sua carriera e la sua vita. Come, nella sua testa, per ore, ha immaginato a se stesso i gesti della nuotata perfetta. Ha  vinto tutto.

Come si applica in previsione di una partita?

Sono a casa e immagino tiri vincenti, belle azioni, movimenti a seconda degli avversari… Ad esempio, mi immagino di fronte a due difensori, tack, tack, e segnerò! Quindi, quando questa situazione si verifica nella vita reale, non ho bisogno di pensare, il gesto giusto mi viene naturale. Mai stato così perfetto. Prima del mio gol contro il Manchester City dello scorso anno (2-2, il 3 ottobre, ha scartato quattro difensori e ha segnato da destra), avevo visualizzato un’azione simile. Nel bel mezzo dell’azione, ho fatto tutto senza pensare, senza rendermi conto di quanto straordinario fosse. Ho dovuto guardarlo in tv per capirlo.

Nel 2022, tra Liverpool ed Egitto, hai giocato 32 partite dal 1° gennaio al 9 giugno, una partita ogni 4,4 giorni. Non è una follia?

Mi piace giocare ogni tre giorni! Quando passa una settimana tra due partite, mi annoio. Veramente! Non che non mi piaccia allenarmi, ma la mia vita è giocare partite più e più volte, come un bambino. Mi piace la sensazione di sapere che, dopodomani, ho una partita. E ancora tre giorni dopo… La Coppa d’Africa a metà stagione è stata difficile, mi ha costretto a rinunciare al Liverpool per un mese. C’è la differenza di temperatura, di alimentazione.

Nell’intervista racconta di avere diversi macchinari a casa, per il fitness, il bodybuilding…, ha la crioterapia, una camera iperbarica.

Sono costantemente alla ricerca di nuovi macchinari per migliorare la mia condizione fisica.

Il corpo ultra-perfetto, è un’ossessione?

Più che altro è un modo di vivere. Sperimento con i macchinari, cerco ciò che possono darmi. Li uso almeno tre o quattro volte a settimana. Ascolto il mio corpo. Se mi sento stanco, per esempio, faccio la crioterapia. Mi adeguo in base alle miei sensazioni, alla frequenza delle partite… Monitoro da vicino il mio indice di massa grassa, i miei muscoli devono essere molto asciutti. I benefici li vivo sul campo. (…) Mia moglie dice che trascorro più tempo con i macchinari che con lei.

All’allenamento arriva due tre ore prima e va via molto dopo. È molto attento al cibo.

L’alimentazione è  fondamentale, soprattutto perché giochiamo ogni tre giorni. Sono molto severo. Preferisco broccoli, patate dolci, pesce, pollo e sempre insalata. E quando mi concedo un grande ristorante a Londra, preferisco il sushi. Mangio la pizza non più di una volta al mese. Amo gli hamburger ma non li mangio quasi mai perché dopo mi sento pesante. Quando sono in Egitto, mi concedo un koshari (piatto a base di riso, lenticchie, ceci e spezie). Alcuni penseranno a questa dieta come un sacrificio insopportabile, per me non lo è.

Cosa pretendi dal tuo corpo?

Che reagisca immediatamente ai miei ordini. Non devo avvertire alcun problema che mi impedisca di accelerare, di sterzare, di tirare. Dormo, mangio, lavoro fisicamente avendo questo in testa. Quando sono lanciato in corsa, e il mio cervello immagina una tale finta, un tale cambiamento di direzione, un determinato tiro, il mio corpo deve rispondere entro un decimo di secondo. Che il mio corpo risponda velocemente è anche il modo migliore per evitare lesioni.

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