L’ironia di Voeller sul rigore che decise il Mondiale 90: «Il brutto fallo di Sensini? Mi fa ancora male»

Alla Süddeutsche. Parla molto della Roma: «Dino Viola era severo, ma amava ala Roma. Fui io a fargli comprare Hassler. A Roma mi fermano e mi parlano sempre dei vecchi tempi»

Voeller e Matthaus Italia 90

Roma 08/07/1990 - finale Mondiali di calcio Italia 1990 / Germania-Argentina / foto Imago/Image Sport nella foto: Lothar Matthaus-Rudi Voeller

La Süddeutsche intervista Rudi Voeller che parla del suo passato alla Roma e dedica una significativa frase al rigore che decise le finale del Mondiale 90 tra Germania e Argentina.

«Nella semifinale contro l’Inghilterra dovevo uscire dopo 25 minuti, uno di quei gendarmi della difesa inglese mi diede un calcio al polpaccio e colpì un nervo. Non riuscivo a muovere il piede e quattro giorni dopo c’era la finale. Riuscivo a malapena a camminare. La sera Beckenbauer venne da me in albergo: “Rudi, prima ti stavo guardando…”. Mi ha detto: “Qui non devi mostrare niente a nessuno, sei solo tu a decidere se giocare la finale dei Mondiali. Se dici che è possibile, allora giochi. Se no, cambio formazione”. Così era Franz».

Voeller sul rigore di Italia 90

E aveva ragione. Brehme ha trasformato il rigore dopo il brutto fallo dell’argentino Roberto Sensini… «Esatto, soffro ancora oggi (sorride)…»

Voeller parla molto della sua esperienza da calciatore a Roma

«Scegliere la Roma è stata una delle migliori decisioni della mia vita. Alla Roma la pressione era maggiore rispetto al Werder Brema: costavo tanti soldi. Ho giocato male il primo anno, ero sul punto di tornare al Francoforte. Poi segnai una doppietta alla Spagna a Euro88 e il presidente Viola disse: “No, no, rimani. Giocherai qui ancora per molti anni”. Dino Viola era il proprietario, il boss della Roma.

Viola aveva già più di 70 anni. Aveva un piccolo ufficio allo stadio e poi ogni tanto veniva ad allenarsi, faceva sempre i giri di campo, uno dopo l’altro. Una volta mi infortunai ed ero sdraiato sulla panca per massaggi quando Viola entrò e osservò come mi stava curando il fisioterapista. Stava lì e guardava. Poi uscì, si bevve un caffè e tornò. Il massaggiatore era molto nervoso, temeva di essere licenziato “Rudi, come va?” mi chiese Viola, “va meglio adesso?” Così mi alzai e cominciai a saltare su una gamba sola, rendendo felice sia Viola sia il fisioterapista.

Viola era un imprenditore di successo, ma il suo grande amore era la Roma. Era severo, ma un po’ gli piacevo, ed è per questo che ho potuto caldeggiare l’acquisto di Hässler che sapevo non si trovava bene alla Juventus. Gli ho fatto un’offerta che non poteva rifiutare. Proprio come il padrino… (sorride)

A Roma vengo fermato spesso, certo non come Totti. Ma anche dopo tutti questi anni le cose non sono cambiate. A Roma si parla sempre dei vecchi tempi. “Tutto andava meglio con te allora”, il refrain è sempre lo stesso. Quando le persone dicono che si ricordano di me da quando erano bambini, penso sempre: ma ho 80 anni? Molto spesso il tema è il Mondiale del 1990. Non crederesti quante volte mi fanno domande su quel Mondiale».

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