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Fermi tutti, la maglia all’asta di Maradona è pezzotta, è quella del primo tempo. Così dice Dalma

Non sarebbe quella della leggendaria doppietta. Sarebbe stata scambiata tra il primo e il secondo tempo. «So chi ha la vera maglia, ma non posso dirlo»

Fermi tutti, la maglia all’asta di Maradona è pezzotta, è quella del primo tempo. Così dice Dalma

Terry Butcher, il macellaio, disse che l’avrebbe buttata via. Magari sbranata, prima. Ridotta a brandelli, come reliquia d’un oltraggio. Peter Reid pure la prese malissimo. Era sdraiato sul letto, con i fumi dell’Inghilterra umiliata da Maradona che ancora gli annebbiavano la ragione, quando vide Steve – il suo amico Steve, il suo compagno Steve – ravanare nel borsone e tirare fuori quella… cosa. La maglia. La maglia di Diego. «Non ci potevo credere», racconterà poi. «Non riuscivo a immaginare che qualcuno potesse entrare nello spogliatoio argentino dopo quella partita, figuriamoci per chiedere quella maglia… Maradona era un grande giocatore, ma ha barato».

L’amico, il compagno Steve, divenne il traditore Steve Hodge. L’uomo accusato dal popolo di essersi arreso a quella divinità su un prato messicano. Fu lui, alzando quel pallone, a servire l’involontario assist alla mano de Dios. L’uomo che poco prima aveva osato scambiare la maglia con Maradona, portandosi a casa un assegno postumo, in bianco.

Ora che Sotheby’s la metterà all’asta per un valore stimato intorno ai 5 milioni di euro, quel 22 giugno del 1986 prenderà un’altra tinta: il colore dei soldi, quelli che Hodge per 36 anni ha rifiutato. L’abc del libero mercato: passa il tempo, l’indisponibilità del bene ne aumenta il prezzo. Ora è il momento di vendere, di incassare. Di ribaltare le dichiarazioni d’amore, ricalcolare il “valore affettivo”. E, magari, chiarire che quella maglia è un “pezzotto”.

Altro che The Hand of God shirt. La maglietta blu dell’Argentina che andrà tra qualche giorno all’asta non è quella che Maradona indossava mentre dal 51′ al 55′ demoliva l’Inghilterra e vendicava sommariamente le Malvinas. No. Hodge fece lo scambio a fine primo tempo. O, almeno, così dice Dalma Maradona all’argentina Radio Metro.

«L’ex calciatore dell’Inghilterra pensa che la sua sia la maglia del secondo tempo di Argentina-Inghilterra ma non è così. Lui ha la maglia del primo tempo. Vorrei che la gente sapesse la verità. Non ce l’ha mia madre. So chi ha quella maglia ma non voglio dirlo per non esporre quella persona. L’unica cosa che posso dire è che all’asta non sta andando la maglietta con cui mio padre ha segnato i due gol».

Quella che garantirà a Hodge una serena vecchiaia nell’agio è “l’altra maglietta”, un prequel del tormento che seguirà. Il pugnetto davanti a Shilton in uscita, lo slalom successivo. Fotogrammi di immortalità.

Hodge – l’ex amico e compagno Steve – lasciò l’Azteca con un lingotto nella borsa. Il simbolo di una truffa, per gli inglesi. Un diamante di stoffa per lui ed eventuali suoi eredi. Sapeva Hodge. Colse l’attimo, senza farsi prendere dall’agonismo. Avrebbe passato il resto di quella partita e il secondo tempo della vita ringraziando di averci pensato. E gli altri lì, a rosicare, a odiarlo. Un algoritmo dell’esistenza: la ricchezza colta laddove seminavano il trauma.

Dopo la morte di Maradona, dagli Stati Uniti sono arrivati a offrirgli 2 milioni di dollari per quella 10. Si ostinò, Hodge, a tenerla per sé, lontana dalle grinfie della moglie che pure – immaginiamo – avrà provato a metterla in lavatrice (“ma puzza Steve!”) e dei ladri di cimeli, concessa in prestito dal 2003 al National Football Museum di Manchester. Ne fece anche il titolo della sua autobiografia, The Man With Maradona’s Shirt. “Per me quella maglia ha un valore sentimentale incredibile – diceva a BBC Radio -. Per anni ho ricevuto telefonate continue da tv e radio, qualcuno è venuto anche a bussare alla mia porta. Mi hanno anche  accusato di speculare per alzare il prezzo. A tutti coloro che me l’hanno chiesta ho sempre dato la stessa risposta: non è in vendita”.

Beh, ora è in vendita. Come sempre, come quasi tutto.

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