Ancelotti Carlo V, sul suo regno calcistico non tramonta mai il sole

Nessuno come lui, ha vinto i cinque campionati europei più importanti. E dire che doveva essere una stagione di transizione, con una squadra considerata vecchia

Ancelotti Real Madrid

Mg Klagenfurt (Austria) 08/08/2021 - amichevole / Real Madrid-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Carlo Ancelotti

Il Real Madrid ha vinto la Liga con quattro giornate di anticipo. Ha battuto l’Espanyol 4-0 al Santiago Bernabeu. Nessuno può più raggiungerlo. Carlo Ancelotti è il primo allenatore della storia del calcio a vincere i cinque campionati più importanti d’Europa: Italia col Milan, Inghilterra col Chelsea, Francia col Psg, Germania col Bayern e Spagna con il Real Madrid.

Come Carlo V, sul suo regno non tramonta mai il sole.

E dire che la sua al Real Madrid doveva essere una stagione di transizione, con una squadra considerata vecchia. Ancelotti ha invece rigenerato il Madrid. Benzema non aveva mai segnato tanto. Vinicius era considerato quasi un oggetto misterioso o comunque un calciatore che non sarebbe mai esploso. Modric e Kroos inevitabilmente sul viale del tramonto. Militao un’incognita che Ancelotti ha trasformato in un pilastro difensivo. Ha rivalutato ogni calciatore della rosa. Con lui sta crescendo anche Rodrygo oggi autore di una doppietta così come del gol della rimonta in Champions contro il Chelsea. Ha ben dosato l’impiego di Valverde e Camavinga nonostante le critiche della perennemente insoddisfatta stampa madrilena.

A inizio stagione, nessuno avrebbe scommesso un euro sulla vittoria della Liga (per giunta con quattro giornate d’anticipo) e sul Madrid in semifinale di Champions (con già in tasca la vittoria della Supercoppa di Spagna).

Come scritto oggi dal Corriere dello Sport:

In tempi di egolatrie, Carlo Ancelotti potrebbe essere testimonial mondiale contro il narcisismo. Un fuoriclasse della panchina che non avverte mai l’esigenza di sfoggiare le proprie conoscenze. Ai più disattenti riesce persino a far credere di essere lì per caso o per fortuna. Una sorta di tenente Colombo prestato al calcio. Vince ininterrottamente da oltre vent’anni – e ci limitiamo alla sua carriera di allenatore – e nessuno ha mai parlato di ancelottismo. Non esiste. Ha un innato antidoto nei confronti dell’ostentazione. Non è né modestia né atteggiamento morettiano per dare di più nell’occhio. È semplicemente la sua natura. È come se da piccolo, nella sua Reggiolo, fosse caduto nella pozione magica del buon senso e del saper campare.

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